La danza degli spettri quantistici / L’occhio delle stelle (Kipple Officina Libraria)
«Quando ci penso, osservo con ineffabile senso di libertà i comuni mortali che persistono schiavi dei loro errori mentali. I loro interi cervelli sono come montagne di formiche, ammassi semoventi in cui ogni minuscolo insetto è un pregiudizio, ogni link è un’idea distorta che perturba il flusso informativo fino a ridurlo a un balbettio incolore. Non possono arrivare a capire neanche volendolo con tutte le forze, perché sono mosche che cozzano contro un vetro fino a stordirsi e morire. Incapaci di veicolare un senso, i segreti dell’Essere e del Non-Essere rimarranno per sempre al di là della loro portata. Giudicano ogni cosa dalle apparenze materiche, dall’ingannevole compattezza dell’epifenomeno destinato a dissolversi a ogni transizione vibrazionale del Continuum. Eppure la via d’uscita è così semplice: basta raggiungere un luogo solo in apparenza inaccessibile, e dopo tanto dolore si riesce finalmente a liberarsi del più grave di tutti i pesi, quello dell’esistenza.»
Marco Moretti, Giovanni De Matteo e Sandro Battisti
L’orizzonte tecno-onirico si affaccia prepotente, un viaggio iniziatico rivolto verso il cosmo del sé partendo dal corpo verso lo spirito, mediando attraverso la coscienza. Il fulcro del codice narrativo riguarda la mutazione e l’identità, forte, del protagonista, che viaggia lontano attraverso universi coesistenti, l’angustia della cella, lo spazio infinito della mente. La percezione della trasformazione di kafkiana memoria, il lento esplicarsi di movimenti dilatati, omeriche visioni al limite dell’avvenuta cecità, dolce oblio e veglia violenta, imposta dagli esperimenti del professor Achim Purpurn e dei suoi aguzzini, il tema del viaggio e delle “influenze (…) attraverso insospettabili pieghe del continuum…”
Poi, il paradosso scientifico, il controllo molecolare, il corpo che si riorganizza secondo una conoscenza superiore. Quel “qualcosa” che ha decretato la definitiva cessazione dell’appartenenza alla specie Homo Sapiens e la capacità di penetrare il νοούμενoν, inconoscibile, indescrivibile presente al di sotto delle apparenze materiche, che il protagonista raggiunge attraverso la percezione.
«Il pianeta sottostante emergeva dalla notte cosmica con un tripudio di ecosistemi e varietà di forme viventi solo vagamente intuibili. La stazione orbitava negli strati superiori dell’atmosfera di Ariel e portava un nome evocativo e bizzarro: i suoi costruttori l’avevano battezzata Angelo d’Alta Quota. Come centro di smistamento delle materie prime fornite dal mondo giù in basso, l’Angelo d’Alta Quota ferveva di attività e di traffici, molti dei quali – paradossalmente – sotterranei. Nelle sue sale era possibile contrattare ogni cosa, senza discriminazioni, dai fiori musicali agli esemplari della fauna locale, dai minerali ai brevetti genetici alle licenze di rotta. Lassù ogni cosa aveva il suo prezzo. Inclusi la vita umana, la materia dei sogni e persino un intero pianeta.»
Marco Moretti, Giovanni De Matteo e Sandro Battisti
Le declinazioni del multiverso si esplicano in uno schema meta-fabulatorio, rappresentativo della totalità. Il sistema di segni impiegato da questi autori straordinari permette l’esperienza della trascendenza squarciando la notte cosmica, il limite conoscitivo dell’individuo, il superamento dei contorni spazio-temporali. Il futuro non è mai stato così presente come in questi molteplici percorsi intellettuali fra loro interconnessi.
La danza degli spettri quantistici / L’occhio delle stelle, Capsule n. 2. Due dei racconti più rappresentativi del Connettivismo. Autori: Sandro Battisti, Giovanni De Matteo; Marco Moretti (Kipple Officina Libraria)
(Luigi Bonaro)