Una vita qualunque, di Angelo Frascella
Il treno era arrivato. Cesare era felice di tornare alla sua vera vita. Via dalla casetta misera in cui la madre si ostinava a vivere, via dal paese dalla mentalità ottusa in cui era cresciuto.
Lui era nato per Roma, per la televisione, per essere venerato dalle folle.
Scese dal treno e subito una massa di ragazze adoranti gli corse incontro. Ma qualcosa non andava. Non urlavano Cesare, ma Michele.
Le fan lo dribblarono, come se lui fosse stato uno qualunque, e presero d’assalto uno sconosciuto. Cesare alzò le spalle e andò verso l’uscita.
La macchina della produzione era lì ma, di nuovo, non c’era il suo nome sul foglio dell’autista. Un nome sconosciuto, Michele Burdigoni, spiccava sul foglio come un insulto alle sue orecchie.
Attese per un po’. Il tizio di prima lo superò e salì a bordo della macchina della Rai.
Alla fine si decise e chiamò un taxi.
«Mi porti all’Hilton».
Mentre guardava dal finestrino la gente qualunque persa nella propria vita qualunque, si sentì meglio. Lui era venuto fuori dalla melma della mediocrità e non ci sarebbe ricaduto. Piuttosto…
«Stasera andrà in onda la prima puntata della nuova serie del commissario Scarrafò. Abbiamo intervistato per voi il protagonista Michele Burdigoni».
Cesare saltò sul sedile: «Ma che dice sta cretina di una DJ? Sono io Scarrafò».
Il tassista lo guardò ironico dallo specchietto: «Si, come no. E io so’ Montalbano».
Cesare si precipitò nella hall dell’albergo: «Rodrigo, dammi la chiave della mia suite, per favore».
Il portiere lo squadrò, scosse la testa: «Lei sarebbe il signor?»
«Rodrigo non fare lo stupido. Sono Cesare Covoni. Il commissario Burdigoni. Il divo del GF. La prima pagina vivente di Novella 2000».
«Un attimo che le chiamo il direttore».
«Dammi la chiave della 250 ho detto!»
Pallido in volto, Rodrigo gli passò la chiave.
Cesare fece il numero del suo agente, il quale rispose che non lo conosceva, del regista, dei coprotagonisti. Tutti dicevano di non sapere chi fosse.
Alla fine chiamò casa: «Mamma, mamma sono Cesare».
«Amore mio bello. Che fine hai fatto? Non sei andato a lavoro oggi? E mo’ dimmi come fa Mario senza pizzaiolo?»
Cesare scagliò il telefono a terra. Si ricordò di un amico, uno che leggeva libri, che gli aveva raccontato di universi paralleli e di gente che si trovava scagliata in un’altra vita.
Accese la TV e vide la facciona di Burdigoni nella pubblicità del suo telefilm.
La porta si aprì. «Cesare, sei su Scherzi a Parte».
Il cadavere ondeggiava impiccato al centro della stanza.