Premio Nero Short: Vincitore e finalisti
La Redazione di Nero Cafè ha letto i racconti di questa prima edizione del Premio Nero Short e, dopo sanguinolenta congiunzione di diversi punti di vista, si è giunti alla seguente classisfica finale, con tanto di commenti:
Primo Classificato
Non andate in pace, di Sergio Donato
Il racconto offre tinte molto nere e strizza l’occhio al genere noir, ma senza eccedere, tenendosi vivo su dialoghi convincenti, che tengono desta l’attenzione. Lo stile è maturo e il linguaggio ricercato, tutt’altro che pomposo. Il finale, tra i più originali, sebbene da un lato smorzi la vicenda col rischio di trasformare il colpo di scena in un non-colpo di scena, riesce comunque a colpire, aggirando le aspettative del lettore con la giusta dose di sorpresa.
Secondo Classificato
Fumo negli occhi, di Annamaria Pezzimenti
Atmosfere noir nelle descrizioni e nei dialoghi, lo stile appare consapevole, anche qui il linguaggio è ricercato ed evocativo. Alcuni luoghi comuni (da film) soprattutto nei dialoghi, smorzano a tratti il coinvolgimento emotivo. Il finale appare un po’ forzato, soprattutto le ultime battute prima di morire, sanno di troppo artificioso. Resta comunque un lavoro pregevole.
Terzo classificato (a pari merito)
Rorscharch, di Maurizio Vicedomini
Il racconto dalla struttura più originale. La divisione su due punti di vista funziona, anche l’espediente del racconto risulta gustoso. Ciò che piace di meno è l’inserimento della storia all’interno dell’identità-concorso, che sa di “tema” forzato, un po’ troppo fine a se stesso. Incesellare la storia in qualsiasi altro contesto che non fosse il sistema “concorso-voti-commenti” lo avrebbe reso più autonomo e convincente. Attenzione alla forma, soprattutto sui segni di dialogo. I segni << e >> non sono segni di dialogo, vanno sostituite con le caporali (occorre impostare la sostituzione del carattere nell’editor di testo in uso) oppure con trattini o virgolette alte.
Terzo classificato (a pari merito)
Come sempre, di Luca Pagnini
Il racconto è scritto bene, anche i dialoghi funzionano. Il rapporto morboso tra i due protagonisti risulta piacevolmente fastidioso, quel giusto che serve a provare empatia al contrario verso la coppia. Il linguaggio e lo stile sono buoni, il colpo di scena finale strappa un sorriso. Dopo aver provato la giusta antipatia, l’esito soddisfa il lettore. L’impostazione è rischiosa, ma in questo caso funziona.