Mala suerte, di Marilù Oliva

Facciamo che io ero…

Dopo avere spento il computer sono uscito dall’ufficio. La mia giornata, quella lavorativa, era finita. Dopo pochi metri passai vicino a un giardinetto in cui giocavano dei bambini.
La mia attenzione fu attirata da una frase: “facciamo che io ero…”
Appena ho sentito quelle parole ho ricordato che anch’io avrò detto quella frase milioni di volte.
Una volta la mia fantasia tentava di scrivere il mio curriculum vitae. Crescendo, ho smesso di chiedere agli altri che io fossi qualcosa; ho provato a esserlo. Con il trascorrere degli anni la fantasia perde autorità e viene sostituita da titoli di studio e specializzazioni, si tende a ridimensionare le proprie mire: si parte con l’essere un supereroe sino a diventare una persona comune.
Dite che non c’è niente di male? Che è così che si diventa adulti?
Finite tutte le scuole disponibili, cerchiamo un lavoro, mettiamo su famiglia e dividiamo la giornata: lavoro, sonno e tempo libero. Se nei primi due casi sappiamo cosa fare, dobbiamo cercare qualcosa che accorci il tempo che resta.
Sentire quel bambino mi ha risvegliato.
Sono quello che sono perché la fantasia non paga le bollette, non riempie la pancia.
Ci vuole un lavoro…
Ogni giorno la televisione mi racconta che c’è la crisi.
Siamo merce in vendita da esaurire prima della scadenza; possiamo essere operatori di call center, addetti alle corsie, postini, operai e quanto altro compra il nostro tempo, ma quando non lavoriamo? Siamo cifre, esodati in cerca di impiego e poi?
Questa è l’epoca in cui nessuno è, perché non c’è più lavoro.
Questo lo so, anche se non sono Tyler Durden.
Sino a quando la carenza di euro non diventa una malattia mortale, possiamo non essere e affrettarci a salire sul Titanic, oppure decidere “che io ero” e fare sentire la nostra voce.

Con Mala suerte torna Elisa Guerra, il personaggio creato da Marilù Oliva; Elisa è una ragazza che cerca di sopravvivere tra mestieri improvvisati e colloqui ai limiti dell’assurdo. La precarietà che morde l’esistenza di Elisa è la causa della vergogna che fa da sottofondo alla sua volontà di lottare per liberarsi dalla condizione in cui è incastrata. La Guerrera, il soprannome di Elisa, attira l’attenzione del lettore con il suo carattere magnetico che sfugge a ogni definizione; la sua vitalità risalta in ogni situazione.
Le indagini di un caso di omicidio, in cui la vittima è stata rapinata e avvelenata con del cloroformio, muovono verso una banda di latini. Questo elemento convince l’ispettore Basilica a coinvolgere ancora una volta Elisa. La Guerrera cerca una pista nelle notti della Bologna caraibica, ambiente in cui si sente a proprio agio, ricorrendo alla sua preparazione scientifica – sta completando la tesi in criminologia – e al legame con un giovane cubano; ad un tratto, un nuovo omicidio irrompe nella scena, allontanando ancora di più la soluzione del caso.

Mala Suerte di Marilù Oliva, Elliot edizioni, 256 pagine, € 16,00.

(Mirko Giacchetti)