Il Massacro di York (16 Marzo 1190)

York è uno dei maggiori centri dell’Inghilterra del nord, nato alla confluenza dei fiumi Ouse e Foss. Proprio lì sorgono in cima a un basso terrapieno i resti della Clifford’s Tower. È quanto rimane del castello normanno e di un complesso di fortificazioni e strutture conosciute come il “Castello di York”. È inoltre il teatro di uno degli episodi più foschi della storia inglese.

È il 1190 e a York vive una delle più fiorenti comunità ebraiche del regno d’Inghilterra grazie alla politica della corona, che ha incoraggiato gli ebrei a trasferirsi in città garantendo una certa protezione in cambio di forti tasse. Un ruolo l’ha avuto anche il bisogno di credito della nobiltà e degli ordini religiosi dello Yorkshire, che può essere soddisfatto solo dai banchieri ebrei, gli unici ai quali sia consentito il prestito a interesse. Un buon affare per la corona, che di solito confisca i beni degli usurai ebrei alla loro morte. Meno buono per le comunità ebraiche, che vivono ai margini di una società che le disprezza. Questa situazione si rivela in tutta la sua precarietà nel 1190, quando fervono i preparativi della Terza Crociata ed è iniziata la consueta stagione antisemita.
I primi segni si manifestano a Londra nel Settembre 1189, quando re Riccardo I respinge una delegazione presentatasi all’Abbazia di Westminster per offrirgli doni da parte delle comunità ebraiche del regno. Si diffonde la falsa notizia che il re voglia sterminare gli ebrei e inizia la caccia all’uomo. In 24 ore non meno di 30 ebrei perdono la vita, tra i quali un certo Benedict, eminente membro della comunità di York costretto ad accettare il battesimo e morto poco dopo per le ferite riportate nel tumulto.
A York la situazione è ancora più esplosiva. Sono all’opera chierici che incitano al fanatismo, borghesi gelosi delle ricchezze degli ebrei e, soprattutto, nobili indebitati con loro. Tra questi un certo Richard Malabisse, che deve una grossa somma al banchiere Aaron di Lincoln, il cui agente a York era proprio Benedict.
Nel Marzo 1190 una folla fa irruzione nella casa di Benedict, la depreda e le dà fuoco dopo aver massacrato la vedova e i figli. Poi, guidata da Malabisse, inizia a bruciare le abitazioni degli altri ebrei usando come pretesto un incendio scoppiato in città. Ma è solo l’inizio.
Guidata dal suo capo, Josce, e dal suo rabbino, Yom Tov bar Yitzchak, la comunità ebraica cerca rifugio nella Clifford’s Tower. Inizialmente il custode della torre li accoglie mettendoli sotto la protezione del re, ma poi lascia l’edificio e si rivolge a John Marshall, lo sceriffo di York, lamentando la malafede dei suoi “ospiti”. Al suo ritorno insieme alla milizia locale trova le porte sbarrate dagli ebrei, che temono di essere consegnati alla folla che ha circondato la torre. Si va avanti così per giorni, mentre le scorte all’interno della torre diminuiscono e all’esterno fervono i preparativi per l’assalto. Il punto di non ritorno è raggiunto quando un monaco, che incitava la folla, muore nella caduta di un masso dalla torre. Semplice caso o disperazione degli ebrei assediati? La verità non si saprà mai.
Il 16 marzo la situazione degli ebrei, ormai senza cibo e acqua, è disperata e la folla dà fuoco alla torre. Molti muoiono nell’incendio e, davanti alla scelta tra la conversione forzata e la morte, diversi ebrei scelgono quest’ultima. È un vero e proprio suicidio collettivo, nel quale si danno la morte anche Josce e il rabbino Yom Tov. I pochi sopravvissuti, ai quali era stata promessa la vita in cambio della conversione, sono massacrati senza pietà. Subito dopo i capi della sommossa vanno alla tesoreria della Cattedrale e distruggono i documenti che certificano i debiti contratti con gli ebrei.
Il successivo intervento di Guglielmo de Longchamp, cancelliere di Riccardo I, porta alla destituzione dello sceriffo, a pesanti multe a eminenti cittadini di York e all’esilio in Scozia di Malabisse e altri nobili. Tuttavia, l’intera comunità ebraica – circa 150 individui – cessa di esistere. Solo nel 1978 verrà posta una targa alla base del terrapieno della torre, a ricordo di uno dei giorni più oscuri della storia di York, un caso da manuale nella storia dell’intolleranza religiosa e razziale.

(Francesco G. Lo Polito)