Prisoners, di Denis Villeneuve
Cominciamo col dire che era da un pezzo che non si vedeva un thriller alla maniera classica, con personaggi forti, capaci di catturare l’attenzione, storie sordide, ammantate di mistero, come le azioni dei personaggi secondari, ognuno con il proprio segreto e perciò sospettato di poter essere il criminale cui la polizia sta dando la caccia. Un buon lavoro quello del regista Denis Villeneuve.
Due bambine vengono rapite in pieno giorno. Scompaiono. Il detective Lockee (un intenso Jake Gyllenhaal), mette le mani sul presunto rapitore, scoprendo poi che si tratta di un ragazzo affetto da problemi mentali. Tutto farebbe pensare che sia lui il colpevole, ma Lockee non la pensa così, non trova alcuna prova che il giovane abbia preso le bambine ed è costretto a rilasciarlo. Il padre di una delle picolle, Keller Dover (un arrabbiatissimo Hugh Jackman), decide di farsi giustizia da solo e rapisce il presunto rapitore, sottoponendolo alle più atroci torture.
Nello stesso tempo, però, Lockee segue altre piste, imbattendosi in nuovi misteri, tra cui la misteriosa morte di un uomo nello scantinato di un vecchio prete e l’atteggiamento ossessivo di uno scrittore con la mania dei serpenti. Tutto porta al passato, alle sparizioni di bambini di tanto tempo prima. In un vortice di false piste, Lockee dovrà sbrogliare la matassa e scoprire il segreto del labirinto, che sembra comparire in tutte le scene del crimine. Sempre che riesca ad arrivare alla verità prima che lo faccia Keller, con i suoi metodi poco ortodossi.
Un film compatto, che parte lento e pur non accelerando mai davvero, se non nel finale, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo.
Nel cast anche Terrence Howard, Paul Dano, Maria Bello, Viola Davis e Melissa Leo.
Quattro coltelli.
(Daniele Picciuti)