La biblioteca dei morti, di Glenn Cooper

La biblioteca dei mortiGlenn Cooper
Editore Nord, 2009 – 439 p.

La biblioteca dei morti, il romanzo di esordio di Glenn Cooper pubblicato nel 2009, è una storia che si muove su tre diversi piani temporali.
777 D.C., presso l’abazia di Vectis (Isola di Wight): nasce un bambino (il settimo figlio di un settimo figlio), su cui pesa il sospetto di avere dei poteri oscuri, e che per questo il padre affiderà ai monaci. Un giorno il piccolo Octavus inizia a vergare sulle pergamene del monastero un misterioso elenco di nomi e date, il cui significato sconvolge l’abate che lo ha preso sotto la sua protezione.
1947: Nell’immediato dopoguerra, un casuale ritrovamento archeologico porta alla scoperta di un segreto che potrebbe gettare nel caos l’umanità intera. Pur di non rivelarlo, Winston Churchill e Harry Truman adotteranno scelte sofferte e metodi tortuosi d’insabbiamento.
2009: una serie di tragiche morti sconvolge New York. Le vittime ricevono tutte una macabra cartolina con disegnata sopra una bara, e l’indicazione del giorno della loro morte. La quale avviene sempre e comunque, nonostante gli sforzi dell’FBI di impedirlo e fermare quella che si crede essere la minaccia di un insolito serial killer. Ma è davvero così? Will Piper, detective e profiler dell’FBI che indaga assieme alla giovane collega Nancy Lipinsky, sembra non riuscirne a venire a capo. Finché non inizia a sospettare che il misterioso “Doomsday”(questo il nome dato dalla stampa all’autore delle cartoline) sia qualcuno che è legato a lui in qualche modo, e che lo sta sfidando con questa sequenza di morti annunciate…
Un cocktail variegato con ingredienti selezionati per incontrare il sicuro successo del pubblico, ma forse non destinato ad appassionare i bevitori, ehm… lettori più smaliziati. Questa l’impressione che mi ha lasciato il romanzo a lettura conclusa. Cooper frulla assieme alcuni degli elementi che hanno decretato il successo di numerosi best seller degli ultimi anni: sulla sempre accattivante struttura del thriller imperniato sulla caccia al serial killer (con la coppia di detective diversi per età, estrazione e stile di vita, immancabilmente destinati a innamorarsi) innesta un po’ di tutto: misteri ecclesiastici, teorie sulla fine del mondo e la predestinazione, una spruzzatina di avvistamenti ufologici. La storia e lo stile sono senza dubbio accattivanti e il romanzo si divora quasi tutto d’un fiato, nonostante il gran volume di pagine. Il buon uso della analessi consente al racconto di rimbalzare dal medioevo e dall’ultimo dopoguerra ai giorni nostri con fluidità. Il lettore segue gli eventi senza perdere l’attenzione e il filo della storia. Forse troppo, visto che arrivato a due terzi del libro lo sviluppo e la conclusione della storia mi sono risultati prevedibili. Lettura piacevole, in cui si apprezza tra le altre cose l’indubbia competenza di Cooper nella ricostruzione storica e archeologica. Resta però la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto costruito a tavolino seguendo ricette collaudate dello story telling cinematografico di successo. Cooper, del resto, prima di debuttare come romanziere ha scritto sceneggiature per il cinema, e al mondo degli sceneggiatori esordienti, descritti come megalomani e frustrati, è ispirato uno dei personaggi principali del romanzo, indubbia dimostrazione di ironia da parte dell’autore. Il pubblico dei lettori ha dimostrato comunque di gradire questa ricetta, che sembra aver fatto presa nella fetta di mercato una volta dominato da Dan Brown. Sulla scorta dell’enigmatico e macabro “finale aperto” della sua opera prima, Cooper ha pubblicato due ulteriori capitoli della saga della Biblioteca: Il libro delle anime (2010) e I custodi della biblioteca (2012).

Voto. 3 coltelli

(Vincenzo Barone Lumaga)

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