Format, di Fabrizio De Sanctis
Titolo: Format
Autore: Fabrizio De Sanctis
Editore: Fratini Editore
Anno: 2015
Pagine: 746
Prezzo: 12,00 euro (ebook) 25,00 euro (cartaceo)
Sinossi
Thriller ambientato a Firenze. Aspetti inquietanti dietro e davanti allo schermo televisivo vedranno coinvolti nelle indagini il commissario Siciliano e la sua squadra in un susseguirsi di omicidi con cui dovranno fare i conti anche i più affezionati telespettatori. Cover illustrata dal piccolo grafico “in erba” Pietro Macelloni.
La recensione di Nero Cafè
Ho conosciuto la penna di De Sanctis grazie alla segnalazione di una cara amica e già dal primo titolo affrontato (Una vendetta quasi perfetta, edito da Libromania e finalista al Premio Tedeschi del Giallo Mondadori 2014) ho rinvenuto un autore dalle ottime capacità espressive e dalle potenzialità enormi. Così, incuriosita, ho spulciato tra la sua bibliografia e sono incappata in altri due titoli: Format e Minchiate (che recensirò in futuro). Curiosa come una scimmia, li ho acquistati senza pesarci due volte. E ho fatto bene.
Prima di continuare: il libro è immenso e questo può far desistere un sacco di lettori. Ci sta. Chi lo affronterà, però, non avrà rimorsi.
La narrazione è sciolta, molto snella, perfettamente in linea col genere trattato e con gli argomenti descritti, i cui fatti necessitano di una consequenzialità temporale serrata, ove comunque l’autore inserisce le giuste pause strategiche, al fine di dare veridicità agli eventi e consentire al lettore di metabolizzare passaggi davvero tosti. Lo stile espressivo è asciutto ma non scarno: De Sanctis non si perde in circonvoluzioni, proponendo una sintassi essenziale, senza mai inserire nulla di superfluo. Unica annotazione: il testo presenta la mancanza di alcuni tecnicismi editoriali (non applicati dall’editore), quali eufoniche e una leggera sovrabbondanza di avverbi di modo. Tuttavia, la lettura risulta gradevole e fresca.
L’ambientazione fiorentina si respira a ogni pagina a pieni polmoni, sebbene l’autore non delinei in maniera maniacale i luoghi e la storia cittadina: egli, infatti, non sembra amare le descrizioni particolareggiate, eppure in poche righe riesce a creare gli ambienti vissuti e le atmosfere che li permeano. La caratterizzazione locale deriva, inoltre, tantissimo dai costrutti dialettali che contraddistinguono i dialoghi e gli scambi di battute: questo, oltre che essere coerente con l’ambientazione, riesce a diversificare i singoli personaggi. Essi, infatti, risultano concreti sotto l’ottica espressiva e psicologica: ognuno di loro è una realtà individuale, col proprio passato alle spalle e il proprio presente.
L’intero romanzo, dunque, si presenza gustoso e ruota attorno a un assunto ben chiaro sin da subito: “chiunque può essere un potenziale assassino”. Un concetto che, magari, abbiamo pensato o espresso molte volte, ma che tra le pagine di Format assume concretezza materiale (narrativamente parlando) e psicologica. Il killer (soprannominato, appunto, Forma) ha infatti le sue brave e sensate motivazioni, che spingono il lettore a odiarlo per la brutalità degli atti commessi, ma al contempo ad ammirarlo, a parteggiare per lui (cosa non facile, in cui De Sanctis riesce). Questo deriva soprattutto da un’impalcatura psicologica e sociale solida – che, purtroppo, a un lettore meno esperto di thriller può sfuggire – oscurata dalla durezza di determinate vicende. Vi sono, per l’appunto, scene davvero disturbanti per la morale comune, stralci in cui il lettore prova un senso di angoscia e disgusto tali da avere la necessità di chiudere il libro e respirare a fondo; tuttavia l’autore riesce a mitigare il fastidio con un po’ di sana ironia piazzata al punto giusto.
Altro piccolo bonus che ho deciso di confidarvi (ma, tranquilli, niente spoiler) è che De Sanctis decide di utilizzare l’espediente hitchcockiano di svelare a metà del romanzo il nome dell’assassino, pur riuscendo a mantenere alta la curiosità del lettore che si domanda come diavolo farà il commissario Siciliano a dipanare la matassa. Se vi riuscirà o meno, sta a voi scoprirlo, tenendo però ben presente che leggere Format può farvi scendere nei recessi più profondi della vostra mente e mettervi innanzi alla domanda fatidica: “Se potessi… ucciderei?”
Se siete pronti a darvi una risposta sincera, siete pronti ad affrontare questa immensa lettura. Io, personalmente l’ho fatto. Ho letto il libro e mi sono risposta, intendo. E la sentenza è stata agghiacciante.
Format, nonostante manchi di alcuni tecnicismi, è il miglior thriller d’autore emergente letto nell’anno appena trascorso (2017).
Lettura straconsigliata a tutti (ma non a coloro che sono particolarmente sensibili).
Estratto
Aveva afferrato il fucile e lo aveva puntato contro il cerbiatto. In quel momento era stato distratto da un fruscio. Aveva alzato lo sguardo e, alcuni metri più in là, ne aveva visto un altro, più grande, che fissava la scena con occhi spaventati. “La madre!” aveva gridato la sua mente. Anche babbo l’aveva vista e si era gettato su di lui urlando “Dammi il fucile!”. Terrorizzato, era sfuggito alla presa e, senza quasi accorgersene, aveva puntato l’arma contro babbo. L’indice aveva accarezzato il grilletto e, per un attimo infinito, aveva sentito di essere pronto a sparare, eccitato dalla paura che leggeva negli occhi di babbo e che le frasi di minaccia balbettate dietro la mano tesa verso il fucile non riuscivano a cancellare.
Poi, la sua paura aveva preso il sopravvento.
Valutazione: quattro coltelli e mezzo.
(Tatiana Sabina Meloni)