Murder, omicidi a Natale

Quattro racconti. Quattro storie macabre che hanno come comune denominatore lo svolgimento prenatalizio. In un delicato momento dell’anno in cui le persone serene sorridono, sognano, si scaldano il cuore. O, almeno, sperano di farlo
In Tracce di sangue in Lapponia, qualcuno ha ucciso Babbo Natale, nel suo paese d’origine, mentre portava i regali. In modo insolito, trafiggendolo con dardi scagliati da una balestra. Scegliendo di avere la neve e la lunga notte polare come alleate, apparentemente perfette per celare tracce. Sulle prime, l’assassinio sembra di natura passionale; la vittima, un giocattolaio di Rovaniemi che tutti i 24 dicembre si traveste di rosso, indossa la barba bianca e consegna i doni ai bambini del luogo, era al centro di una liaison, più sospettata che reale. Quando però una seconda vittima viene ritrovata, anch’essa uccisa in modo piuttosto singolare, il percorso di indagine inizia a prendere altre pieghe.
In Giorno 17 in Bermondsey Square, un marito frustrato, vessato, annichilito da una moglie ricca e dispotica, fantastica di ucciderla sul suo diario segreto. Dettagliandone i modi. Finché la circostanza si verifica quasi esattamente come lui l’aveva immaginata! Caso fortunato?
In Viaggio in Italia, una comitiva di giovani irlandesi, in vacanza nella penisola, decide di concedersi un Natale da brividi. I quattro ragazzi fanno in modo di restare chiusi nel famoso e sinistro Cimitero dei Cappuccini, a Palermo, per tutti i due giorni e mezzo delle festività. Ma quale miglior posto per occultare un cadavere di un antico cimitero? Il gruppo ne diventa testimone involontario e terrorizzato, preso tra la voglia di fuggire all’aperto e il dovere di capirne di più.
In Regalo di Natale, un uomo muore intossicato da funghi artificialmente arricchiti di mercurio. Marito di una donna dal passato ingombrante e discutibile, è bersaglio sbagliato o vittima designata? E chi avrebbe interesse nel vederlo morto? Il suo amico ed ex marito della sua stessa moglie? La donna stessa? O qualcuno ad essi molto vicino?
Antonella Polenta, biologa, poetessa, narratrice, ci offre questa raccolta. La cosa che salta immediatamente agli occhi è l’eccellente cura dei dettagli, ambientali e di scena. Ogni sfondo, ogni particolare, viene presentato con grande dovizia. È poi prestata grande attenzione all’intimo dei personaggi; ogni protagonista – sempre persone normali e lontanissime da qualsiasi mondo criminoso, educate, galanti direi – viene catapultato in situazioni piuttosto insolite ed estreme, e reagisce a suo modo. La pecca è invece nello stile che appare grigio e tecnicamente imperfetto, non privo di qualche errore tipicamente pre-editing. Scelta dei termini a volte banale (elucubrazioni? Squinzie?) e spesso ridondante. Che potrebbe essere parzialmente funzionale all’interno dell’ultimo racconto, ma che risulta fuori luogo negli altri. L’italiano è pieno di sinonimi e di strumenti lessicali atti a ravvivare un racconto, permettendo di non usare gli stessi vocaboli e di far scorrere fluida la lettura. Si usino!
Le storie sono discretamente accattivanti. Certo, la prima sarebbe stata più avvincente se l’assassino fosse stato un personaggio più “dentro” la vicenda. Trovarne uno completamente avulso è espediente discutibile. Molto meglio la seconda, decisamente ansiogena, di sensazione, di sentimenti. La terza, sceneggiata nelle catacombe lugubri dell’ossario palermitano, è claustrofobica al punto giusto. Regalo di Natale infine è un giallo classic-style, dalle atmosfere alla Agata Christie, molto rigoroso, elegante, misurato e logico, con tanto di coupe de theatre a sorpresa nel finale. Sarebbe perfetto per una rappresentazione teatrale.
Da leggere sotto l’albero di Natale, durante le feste, per rilassarsi tra una libagione e l’altra, nella propria poltrona, accanto al fuoco e fumando la pipa. Mentre magari fuori nevica. In modo da immergersi completamente nelle atmosfere dei racconti.

(Giovanni Cattaneo)