A.Z.A.B. All Zombies Are Bastard, di Daniela Barisone e Alexia Bianchini

Chi sono i diversi? Chi si comporta, agisce in modo opposto? Chi ha un aspetto antitetico? E se, ribaltando la prospettiva, i diversi diventassimo noi?

Il pretesto narrativo è una improvvisa, totale epidemia di “zombite”, scoppiata a Milano. Le due protagoniste, trasposizione delle figure delle autrici, sfuggono al morso trasformante dei morti viventi, fuggendo per due anni quasi decameroniani in una baita di montagna, dove sopravvivono assieme ai loro accompagnatori e a qualche vivo di passaggio. Finché l’epidemia passa, ma non nel modo sperato, all’opposto: si trova il modo di far stabilizzare gli zombi, rendendoli “vivi”, operanti, ragionanti, e soprattutto vegani assolutisti. E Mary e Shelley (guarda un po’ che frankesteiniana, non casuale, assonanza) hanno il problema, loro, di provare a reintegrarsi in una società capovolta. Trovando lavoro come selezionatrici in una casa editrice. Analizzando e riflettendo sul loro nuovo stato, attraverso gli spunti che giungono loro dai racconti proposti. Soprattutto dagli ormai malinconici, minoritari, sconfitti “ancora non-morti”.

Daniela Barisone, autrice davvero originale, colorata, imprevedibile, ci propone assieme ad Alexia Bianchini questa particolarissima novella. Una specie di autoironico horror, scritto in stile molto fumettato, che non prendendosi mai davvero sul serio riesce a far specchiare nella propria supponenza una schiera di adiacenti del genere, riuscendo a sorriderne. Infinite e volutamente quasi caricaturali sono le citazioni, prese da tutto lo scibile “zombistico”, classico e moderno, inossidabile e “modaiolo”. E la trasposizione nei personaggi delle autrici, con i loro umanissimi difetti messi coraggiosamente alla berlina, è il perfetto manifesto dell’opera. Il cui difetto, se di difetto si può davvero parlare, è quello  di essere forse un po’ settoriale, per addetti ai lavori o quasi, gli unici capaci di cogliere il senso vero di A.Z.A.B. (una citazione anche nel titolo), dal momento che il lettore medio -mediocre – difficilmente troverà un senso alla lettura. Forse, quindi, un esercizio un po’ fine a se stesso. Che potrebbe essere più accattivante, divulgabile, sotto forma di fumetto, accompagnato da bei disegni molto colorati.

Imperdibile per gli addetti ai lavori o molto limitrofi, che sorrideranno di queste pagine, ma non adatto per la massa. Il che non è detto sia un difetto. Immaginiamo che procurerà consensi di critica alle autrici, ammesso che la critica riesca a sorridere di se stessa.

(Giovanni Cattaneo)