“Terrore su londra” – I gangster secondo Edgar Wallace
“Tutto cominciò un giorno del ’29, quando Kerky Smith incontrò il suo finanziatore al Beach View Café e gli fece una proposta. In quello stesso periodo Big Bill stava dettando legge a Chicago, c’era un gran fervore di iniziative e le cassette di sicurezza scoppiavano di dollari. Ma per portare alla ribalta la storia di questi straordinari avvenimenti, il cronista probabilmente opterà per le avventure di una giovane donna in cerca di impiego.”
Così inizia Terrore su Londra, opera del 1932 di Edgar Wallace che racconta una fantasiosa quanto virulenta diffusione di gangster americani nella capitale britannica. Torniamo a parlare di Wallace, un autore che ci piace per la sua poliedricità e per la sua scrittura veloce e intensa. Autore che parte dal mystery classico dell’età dell’oro per spaziare nella commedia, nel fantasy (vedere tra gli altri, L’Uomo del Mistero, su Nerocafé del 4 gennaio 2011), fino a mettere in gioco atmosfere Hard Boiled, probabilmente a causa delle sue frequentazioni Hollywoodiane. È questo il caso.
Terrore su Londra, che in Italia è uscito anche col titolo Spavento sulla metropoli, racconta di due gang americane che cercano di contendersi Londra, ancora vergine dalla penetrazione della criminalità organizzata che ha invece infettato Chicago e tante altre metropoli del Nuovo Mondo. Scotland Yard appare assolutamente impreparata ad affrontare il fenomeno con i metodi classici di indagine, rispettosi delle leggi e del fair play anglosassone. Interviene allora il capitano Jiggs Allerman, della polizia di Chicago, che conosce meglio di altri come intervenire con le gang.
Il libro tratta di corse in auto attorno al Tamigi, con un sacco di morti, raccontati con venature Pulp ante litteram. L’approccio con cui le Gang cercano di guadagnare adepti a Londra assomiglia alle classiche modalità di “protezione” della malavita italiana. Ci sono anche poliziotti sospetti e corrotti, nella classica tradizione americana, e Leslie, la bella da difendere.
Jiggs vorrebbe procedere con i suoi metodi, a volte sbrigativi ma efficaci, e richiama in questo il futuro Mike Hammer di Spillane, senza arrivare ai suoi eccessi (Wallace era pur sempre britannico) ma deve attendere che Terry Weston, funzionario di Scotland Yard, si convinca, a seguito di una scia di sangue che bagna la capitale.
“Jiggs venne presentato e il Primo Ministro lo scrutò incuriosito.
― Che cosa possiamo fare, capitano Allerman? Voi conoscete quella gente, come pure i metodi con i quali trattarli… che cosa suggerite?
Jiggs rimase silenzioso per un attimo, seduto al tavolo, tamburellando pensosamente sulla lavagna levigata. Poi, all’improvviso, alzò il capo.
― Qualsiasi suggerimento possa fare, signori, vi sembrerà presuntuoso. Il primo è che, per un mese intero, mi sia affidato il completo controllo della polizia metropolitana. Il secondo è che sospendiate tutte le leggi a tutela dei criminali… questi vostri metodi da gentiluomini vi cacceranno in una situazione ancora peggiore di quella in cui vi trovate attualmente. Vi propongo di cancellare qualsiasi regolamento che limiti l’operato di Scotland Yard, di sospendere l’Habeas Corpus e di garantire in anticipo l’immunità per qualsiasi atto illegale… cioè per qualsiasi atto contro la vostra legge… suscettibile ad essere commesso nel corso di questo mese. Se farete tutto ciò, sbatterò quelle due bande dove meritano di finire.”
Wallace sembra giocarsi, nella narrazione, un doppio parallelo che affascina ed avvince il lettore: il mystery all’inglese e la nuova e nascente crime fiction americana, la polizia inglese compassata e riflessiva, e quella americana, tutta piombo, violenza ed azione. Vengono messe in gioco, probabilmente, le anime che segnarono la vita (nato in Inghilterra, morì ad Hollywood) e determinarono il successo di questo poliedrico, fondamentale autore.
(Cristian Fabbi)