Samhain, le origini magiche di Halloween
Mele caramellate, zucche dai volti spaventosi, mostri a piede libero. Il semplice nome di questa festa evoca all’istante immagini nitide. Ma cosa c’è davvero alle origini di Halloween? Si tratta davvero di una “festa americana”, o è parte di un retaggio dimenticato?
Fino a pochi anni fa, Ognissanti era vissuta come una semplice “festa comandata”, di quelle che passano in sordina. Oggi, invece, questa festa sembra aver cambiato volto, divenendo anche da noi, come negli USA, un’occasione per travestirsi da creature fantastiche, uscire per locali e gustare atmosfere horror. Eppure le usanze di Halloween furono portate nel Nuovo Mondo proprio dagli emigranti della “Vecchia Europa”.
Sono storie che tornano a casa.
Candele e melograni, vegetali impagliati e addobbi spettrali, tutti echi folkloristici di una magica, atavica notte degli spiriti: Samhain.
A proposito di spiriti, “Orby” scalpita (per chi non lo sapesse, un esserino invisibile che sento solo io e si diverte a fare da interferenza negli articoli … oh cielo, spiegarlo è anche peggio!). Sì, va bene, lo so che ti piacciono le cose tondeggianti, Orby. Ora glielo racconto.
Il tempo circolare
Dicevamo, Samhain è il nome gaelico di un’antichissima festività, diffusa in tutta Europa sotto nomi diversi. Può essere tradotto come “il tramonto, la fine dell’estate”, o come “la fine della metà luminosa dell’anno”. I nostri antenati non avevano un calendario razionale come quello moderno, dove i giorni si susseguono lungo linee e rettangoli asettici, bensì un’idea di calendario circolare, che rispecchiava una diversa concezione del mondo. Il Tempo Circolare, o ciclico, dà vita a un calendario di antiche feste sacre, connesse con i ritmi della natura, che scandiscono l’alternarsi di luce e oscurità, e un alternarsi mitologico di divinità luminose e infere che riempivano il mondo di significati. Un esempio sono le migliaia di cerchi di pietre preistorici, con il loro fascino eterno.
La notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre segna un punto speciale nel Calendario Circolare: il momento della discesa negli inferi. È a Samhain, idealmente, che la bella Persefone scompare dai confini visibili di un mondo rassicurante, illuminato e denso di frutti, diventando regina dell’ “altro mondo”. È in questa notte che l’ “eroe” discende negli inferi, fra labirinti e oscuri meandri, per affrontare prove e esseri mostruosi, fino a insediarsi di diritto sul grande trono dell’eternità. Un “Re dell’Oscurità”, concetto che nulla aveva a che fare, in origine, con il diavolo e l’immaginario cristiano.
Come nascono questi miti?
Ogni mito è, in un certo senso, un riflesso dell’uomo nell’immensità della Natura. Guardandoci intorno in autunno possiamo osservare alberi che si fanno scheletrici, lo scomparire di quell’abbondanza vegetale dell’estate, mentre ogni tinta vivace si spegne, come cenere di un fuoco esaurito. Le giornate si accorciano e la fauna emigra o si rintana, vinta da un’oziosa ritrosia. La luce e il chiasso vengono inghiottiti nel nulla, stendendo un manto di silenzio attorno a ogni cosa, dentro e fuori di noi.
In un certo senso, Halloween è il confronto dell’uomo con la morte.
Morte come trasformazione, parte integrante di quell’eterno ritorno che i popoli antichi osservavano nella vegetazione ed estendevano all’animo umano.
Il capodanno delle streghe
Samhain è considerato uno dei “Sabba”: le otto feste sacre della tradizione – mai del tutto scomparsa – delle streghe. Rimaste sotterranee, mascherate con nomi e facce nuove, certe usanze e visioni del mondo si sono mantenute vive, come brace ardente sotto la cenere dei secoli. E dei roghi.
In questa notte, le streghe da sempre si riuniscono e celebrano un nuovo giro di ruota, dialogando con gli spiriti, divinando, compiendo rituali magici.
Orby adora i simboli, sono i suoi modi di comunicare. Allora, su suo suggerimento, possiamo immaginare le quattro feste che formano una croce nel cerchio del tempo. Sono legate a momenti astronomici importanti:
• 21 marzo (a ridosso dell’equinozio di primavera)
• 21 giugno (solstizio d’estate)
• 21 settembre (equinozio d’autunno)
• 21 dicembre (solstizio d’inverno)
Altre quattro festività, ritenute giorni particolarmente “magici”, di un “tempo fuori dal tempo”, formano invece una “X”:
• 1 novembre (che inizia per tradizione alla mezzanotte del 31 ottobre)
• 2 febbraio
• 1 maggio
• 2 agosto
Tutte insieme, le otto feste danno vita a uno dei simboli più antichi mai ritrovati: la Ruota Solare, un mandala con otto raggi già in uso dagli sciamani decine di migliaia di anni fa, e attestata nelle pitture rupestri di tutto il mondo.
Una porta fra i mondi
Queste ricorrenze sono ritenute nella tradizione esoterica delle vere e proprie “porte fra i mondi”, squarci fra il mondo visibile e quello invisibile, abitato secondo le leggende da spiriti di tutti i tipi, dalle anime dei morti al “piccolo popolo” (fate, folletti, gnomi non sempre benevoli), nonché divinità, mostri e animali fantastici.
Le radici di Halloween affondano in un immaginario universale. Le “porte fra i mondi” sono da sempre ritenute momenti importanti, punti speciali delle maree magiche del mondo invisibile, dove anticamente viaggiavano con lo spirito sciamani, antichi druidi, sacerdotesse di culti perduti, ma anche le streghe medievali, con il loro “magico volo” notturno a cavallo di una scopa. E poi varcate, in tempi più moderni, da studiosi di esoterismo e alchimisti.
Una festa che ci appartiene
In conclusione, Halloween non è una festa americana. Come abbiamo visto, fa parte delle nostre ossa, del nostro sangue, così come la gioia del primo bagno estivo al mare, i primi fiori di primavera, la magia che scaturisce da milioni di fiocchi di neve che portano nel mondo il silenzio ovattato dell’inverno. Il dono nascosto di questa festa è l’emozione profonda che solo l’ “Ombra” ci dona: riposante, ma misteriosa, terrorizzante, ma anche piena di possibilità. L’archetipo dell’Ombra fa parte del regno dell’invisibile, una dimensione straordinaria, inafferrabile eppure in qualche modo reale, che ognuno in un certo senso tinge del colore che ha imparato a dargli: meraviglia, eccitazione, paura, orrore. Uno specchio magico della nostra anima.
Ultima cosa. Orby si raccomanda di “non scherzare mai con specchi e candele nere” in questa notte. “Altrimenti”, dice, “si va incontro a brutte sorprese”. Cosa vorrà dire? Bah! Io, per sicurezza, gli darei retta.
(Flavia Imperi)