The Eleventh Plague, di Jeff Hirsch
Jeff Hirsch
The Eleventh Plague
Scholastic Press, 2011
Se avessi notato subito le parole sulla copertina di Suzanne Collins (nota autrice di Hunger Games), probabilmente non avrei letto questo romanzo. Invece, avendo la versione elettronica, mi sono soffermato solo sull’immagine suggestiva e sulla trama. A tal proposito, mi aspettavo qualcosa di simile al classico L’Ombra Dello Scorpione (di Stephen King) e invece mi sono trovato totalmente fuori rotta.
Le coordinate sembrano le stesse del classico di King: il Mondo, così come lo conosciamo, finisce a causa di un’influenza, portata dal conflitto tra Stati Uniti e Cina. I sopravvissuti si muovono in questo scenario post apocalittico, alla ricerca di provviste e di un posto dove stare. Le similitudini con il romanzo sopra citato si fermano qui. Il protagonista di The Eleventh Plague è un ragazzo che non ha mai conosciuto il mondo civilizzato e lo vive solo attraverso i ricordi dei genitori e del nonno. Già da questo incipit possiamo immaginare che l’opera sia indirizzata principalmente a un pubblico giovanile. La cosa non si rivela per forza un male e il romanzo ha diversi spunti interessanti.
Primo tra tutti il rapporto di Stephen con il mondo che lo circonda. La narrazione in prima persona ci aiuta a vedere il suo punto di vista e il suo modo di relazionarci con la sua famiglia o, meglio, con ciò che ne rimane. Senza svelare troppo, il giovane si troverà ad affrontare situazioni molto drammatiche che lo faranno crescere, dimostrando che Jeff Hirsch ha avuto l’accortezza di evitare facili buonismi e di dare credibilità alla storia. La struttura di Settler’s Landing – la cittadina presso cui terminerà la prima parte del viaggio – è creata in modo impeccabile, così come è descritto magistralmente il senso di stupore di un ragazzo cresciuto allo stato brado che si trova a vivere di nuovo al chiuso, costretto quasi a imparare le regole della società civile. È questo uno dei punti di forza del romanzo: l’analisi della fine del vecchio mondo e le modalità per non ripetere gli stessi errori.
La storia d’amore è presente, anche se fortunatamente non in primo piano per buona parte dello svolgersi degli eventi.
Purtroppo ci sono anche dei lati negativi. Primo tra tutti la mancanza d’azione. Fatta eccezione per la parte iniziale e per quella finale, il blocco centrale del romanzo è privo di grossi spunti e, pur senza arrivare alla noia, sembra stagnare su se stesso.
Altro lato negativo è di sicuro l’epilogo che si trascina per pagine senza apparentemente arrivare a nulla, cosa che mi ha quasi fatto togliere un revolver dalla valutazione finale.
In realtà occorre prendere questo lavoro per ciò che è: un buon romanzo per young adults che potrebbe piacere anche a un pubblico più adulto senza grosse pretese.
Tre revolver.
(Mauro Saracino)