Un’ombra più bianca del pallido, di Michele Giocondi
Titolo: Un’ombra più bianca del pallido
Autore: Michele Giocondi
Editore: goWare
Anno: 2014
Prezzo: 4,99 euro
Sinossi.
Un giornalista del principale quotidiano fiorentino scompare misteriosamente senza lasciare traccia. Le ricerche, affidate al commissario Ristori, sembrano non approdare a nulla finché, durante le indagini, viene assassinato anche il suo vice, Tommaso Di Salvo. Il commissario si getta anima e corpo nel caso, anche per rendere giustizia all’amico. Ma niente di concreto sembra trapelare. Non sarà forse più saggio arrendersi e mollare, come gli suggerisce qualcuno che ne sa più di lui, tanto non si giungerà mai alla scoperta del colpevole, come già è successo nel nostro paese? Il commissario Ristori non si arrende e, per assicurare alla giustizia il responsabile dei delitti, farà luce su uno degli aspetti più inquietanti della storia d’Italia, fino a stanare quell’ombra inafferrabile e impercettibile che si cela nelle pieghe più torbide dello Stato.
La recensione di Nero Cafè.
Un’ombra più bianca del pallido: come definirla meglio. E quell’ombra ormai voleva tirarla fuori, come fosse un dente marcio da strappare, voleva portarla alla luce dal buio in cui si era annidata chissà da quanto tempo. E voleva vedere bene in faccia cos’era. Cosa c’era dietro a tutto questo e quale mistero custodiva gelosamente.
Ristori è il padre che tutti vorremmo.
Il marito che tutte noi signorine desidereremmo.
Il cavaliere senza macchia e senza paura che incombe nell’immaginario collettivo facendosi beffe di tutti gli altri eroi positivi della letteratura.
Non che si sappia molto, di lui. Sappiamo quello che importa, quello che l’autore decide di farci sapere, quello che è stato filtrato a beneficio della buona riuscita della storia narrata.
E ci sta bene.
Ciò che viene naturale e spontaneo pensare leggendo questo romanzo è che la cernita delle informazioni che ci vengono date sia stata ben calibrata, ben pensata e ragionata.
Il personaggio principale è cesellato finemente, e niente di quello che ci viene detto o fatto capire sembra frutto del caso.
Il commissario, insomma, non viene descritto nella sua totalità di uomo, ma l’immagine che torna al lettore è comunque quella di una persona il più delle volte assolutamente tridimensionale e realistica (e reale).
Giocondi è un uomo di cultura, ed è assolutamente naturale che questo traspaia in ciò che scrive.
Volendo fare qualche magheggio psicologico potrei anche arrivare a dire che l’autore somiglia molto ai suoi personaggi. Non mi spingerò a tanto, ché io sono una lettrice, non una psicologa da quattro soldi.
Certamente una cosa mi è arrivata subito agli occhi e al cuore: questo romanzo è lieve.
Un giallo può essere lieve?
Ebbene, io credo di sì.
Non c’è infatti quella foga maniacale di dover rincorrere le parole e i personaggi, non ci sono dialoghi concitati, toni sincopati, protagonisti al limite della schizofrenia.
Giocondi si prende il suo tempo e sceglie i suoi toni. Toni che sono sempre assolutamente cortesi, al limite del cavalleresco, oserei dire.
A volte stona?
Può darsi.
Sicuramente a fronte di determinate scoperte – davanti alla morte del più caro amico e collega, ad esempio – io mi aspetto reazioni vagamente più “umane”. Ma Ristori pare un blocco di marmo. Sempre lucido, sempre gentile allo sfinimento, sempre impeccabile.
Il suo essere uomo tridimensionale si scontra – talvolta – con un personaggio che pare venire da un altro mondo (o che, in alternativa, assume potenti dosi di ansiolitici).
Aiutato dai molti dialoghi e da personaggi intriganti, questo romanzo scorre veloce di scoperta in scoperta, di indagine in indagine, trascinando il lettore e gli stessi protagonisti del libro nei meandri della storia politica più nera del nostro Paese.
Un’Italia sempre più in difficoltà, sempre più corrotta, sempre meno credibile e giusta.
Un’Italia che per andare avanti deve lasciare qualcuno (e a volte qualcosa) indietro.
Una vera botta sui denti, insomma, a tutti coloro che, come me, si sforzano di pensare positivo.
Un consiglio: fazzoletti a portata di mano.
(Caterina Bovoli)