Poliziotti sul confine: analisi del romanzo americano
Potremmo dire che uno dei ruoli del poliziotto è quello di controllare l’integrità del confine, un confine che non è solo quello segnato dalla frontiera geografica che, ad esempio, divide gli Stati Uniti dal Messico, ma anche la linea di demarcazione “morale” tra la legge e il crimine.
E così, come il confine tra California e Messico rappresenta uno dei luoghi tipici del noir, talvolta da sognare senza essere mai raggiunto e superato – ad esempio da immigrati clandestini che vedono negli USA la terra promessa dalle mille occasioni o, viceversa, da stanchi uomini della legge o del crimine che vorrebbero finire i propri giorni guardando il mare del Messico sotto un sole caldo e riposante – il confine “morale” è proprio IL luogo del noir.
Su questo confine vivono da sempre le storie noir come, ad esempio, quelle vissute negli anni dai poliziotti narrati da tre (dei tanti) maestri del genere come Ed McBain, Joseph Wambaugh e Dan Winslow.
McBain (nome d’arte di Salvatore Albert Lombino) con Cop Heater del 1956 aprì le danze a un nuovo genere di storia, quella che mostrava la quotidianità del lavoro e della vita di una squadra di poliziotti in forza all’87° distretto, zona fittizia di una Manhattan capovolta di novanta gradi sulla cui mappa ridisegnata McBain ideò e raccontò più di cinquanta storie sentendosi libero di usare la cronaca che viveva tralasciando i vincoli della realtà e dello scorrere del tempo. I suoi agenti, infatti, negli anni, hanno superato anche l’11 Settembre e l’Afghanistan quasi senza invecchiare.
L’ 87° ha il suo punto di forza sulle vicende umane dei singoli protagonisti ed è la prima serie che riesce a mostrarci i dubbi di uno “sbirro” davanti all’inadeguatezza dell’amministrazione della legge quando il colpevole catturato con fatica viene rimesso in libertà, quando l’indagine viene fermata perché si alzano le difese della “buona società” o della politica mescolata agli affari.
È grazie a McBain che abbiamo avuto, poi, tutte quelle serie televisive e film che hanno fatto dei drammi quotidiani degli “sbirri” il loro punto di forza. E, forse, senza McBain qualche “sbirro” non avrebbe sentito il bisogno di raccontare dal suo punto di vista cosa succede in una stazione di polizia.
Nel 1971, infatti, mentre l’87° distretto dava alle stampe la sua venticinquesima avventura, usciva anche The New Centurions di Joseph Wambaugh.
A Wambaugh dobbiamo non solo il vero sguardo del poliziotto (trascorse quattordici anni in polizia iniziando come agente di pattuglia per finire come sergente) sulle dinamiche umane e sui risvolti tecnici di una indagine, ma, soprattutto, il ritratto di poliziotti tirati allo spasimo, sottopagati, smarriti, violenti, vicini a mollare tutto o addirittura corteggiati da un’insana voglia di morte.
Il confine morale che, tutto sommato, con McBain ancora reggeva all’urto con la società, con Wambaugh diventa più flessibile e i protagonisti di sicuro più disincantati e cinici.
Il vago pessimismo che alle volte permeava i romanzi di McBain qui diventa l’amara considerazione di chi, alzandosi ogni mattina, va al lavoro cercando di mantenere le strade sicure ma non si sente appoggiato né dalle persone che dovrebbe proteggere né tantomeno da chi quel lavoro glielo ha dato.
Finisce il tempo del poliziotto eroe e, se gesti eroici vengono compiuti, questi avvengono quasi involontariamente, con la convinzione che serviranno davvero a poco. Con Wambaugh, poi, impariamo a conoscere anche i poliziotti corrotti e, perché no, a capirli, se non addirittura a condividere le ossessioni che a volte spingono uno sbirro a trascurare i rapporti con famiglia e colleghi pur di concludere un caso.
A Wambaugh, non dimentichiamolo, dobbiamo Police Story, la prima serie televisiva senza un personaggio fisso incentrata sul lavoro della polizia, quella che da noi venne trasmessa col titolo Sulle Strade della California.
Nel 1991, mentre esce Widows, quarantaquattresima indagine dell’87° e mentre Wambaugh lavora a Fugitive Nights, che uscirà l’anno seguente, Dan Winslow esordisce con A Cool Breeze on the Underground, prima storia di Neal Carey, detective che lavora per l’organizzazione conosciuta come gli Amici di Famiglia. Quando scrive questo romanzo, Winslow lavora ancora come investigatore privato e consulente di studi legali assicurativi. Il suo punto di vista è quello di chi sul confine vive in bilico, sempre ammesso che un confine ancora esista, tra legalità e criminalità.
I poliziotti che Winslow racconterà nella serie che ha protagonista Art Keller (agente della narcotici) o nel romanzo singolo del 2017 intitolato The Force sembrano aver abbandonato del tutto il ruolo di “custodi del confine” per lasciarsi guidare nella propria missione solo dalla vendetta o dal desiderio di essere i più bravi a ogni costo, vivendo ben oltre le regole. Ormai, nelle storie di Winslow non importa più che ci sia un colpevole da dover assicurare a un tribunale, perché in quel tribunale si giocano partite di politica, di potere, di guadagno che possono rendere il colpevole innocente e trasformare chi l’ha assicurato alla giustizia nel vero criminale. The Border, il romanzo che Winslow ha dato alle stampe nel 2019, mette sullo stesso piano poliziotti e criminali, li descrive nelle loro vite private, nel loro rapporto di amore e odio fraterno (come per Art Keller e Adan Barrera, che diventano di storia in storia l’uno il riflesso dell’altro). Usando una frase inflazionata, con Winslow si completa del tutto la perdita dell’innocenza, seguendo la strada aperta da altri grandi maestri del genere (uno su tutti Ellroy). È la narrativa prodotta dalla progressiva consapevolezza che la società ordinata e paternamente amministrata del sogno americano (I Have A Dream) di cui i poliziotti di McBain furono forse gli ultimi rappresentanti si è trasformata in un campo di battaglia (#BlackLivesMatter) dove potere, denaro e ogni tipo di media sono gestiti anche da personaggi spregiudicati che perseguono spesso il solo scopo di mantenere i propri privilegi, rendendo il lavoro dei “poliziotti di confine” sempre più pericoloso e incerto ma assolutamente affascinante.
(Arturo Fabra)