Intervista a Dario Tonani: otto domande “infette”
Dopo aver opportunamente radiografato Craig Clevenger nel Knife5, (cosa gravissima per chi se la fosse persa, per rimediare trovate qui l’intervista, a pag. 5 ) continua il viaggio di Radiografie in nero nell’iperspazio degli autori neo-noir, fantascientifici, horror, weird.
Ed eccoci qui: in questa serata senza luna, assicurato alla sedia dell’inquisizione, c’è Dario Tonani. Questo per chiarire il fatto che l’autore si è sottoposto spontaneamente al raggio nero delle Radiografie.
Insomma, si dimenava giusto un poco, ha rantolato tutta la notte sotto l’effetto del pentothal e poi è fuggito a bordo del mio Lupetto. (A proposito Dario, se con il furgone hai finito, lo vorrei indietro). Malgrado ciò, sono riuscito a fargli sputare il rospo.
Ma vediamo più da vicino l’autore. Chi è il mio ostaggio?
Dario Tonani nasce a Milano dove si laurea in economia politica all’Università Bocconi, è un giornalista professionista, appassionato di fantascienza, noir e horror. Scrittore infaticabile, è autore di diversi romanzi (tra cui Mondo9, oggetto di una spietata radiografia che trovate qui), oltre a una quantità sterminata di racconti di cui ricordo uno degli ultimi, scritto a quattro mani con la bravissima Claudia Graziani, uscito di recente sul numero 6 di Altrisogni.
La bibliografia completa di Dario Tonani è consultabile sul suo sito personale.
Quanto al medagliere, potrei definire Dario un Tyson della penna. Con le sue opere Tonani ha vinto numerosi concorsi, tra i quali nel 1989 il Premio Tolkien, il Premio Robot (2013), il Premio Cassiopea (2013), due volte il Premio Lovecraft (1994 e 1999) e cinque il Premio Italia (1989, 1992, 2000, 2012 e 2013).
E ora, la parola all’ostaggio. Siori e siore, Radiografie in Nero presenta…
Otto domande “infette” in diretta dallo pneumosnodo
Una radiografia live a Dario Tonani
1. Un bellissimo articolo del 1995 di Antonio Caronia che si chiama “Pensare l’invisibile”, parla dei rapporti tra scienza ed arte e di come sia difficile immaginare cose lontanissime dall’esperienza visiva. Il brano parla inoltre del ruolo dell’artista nel tentativo di ricucire lo strappo tra la scienza e la quotidianità. Qual è, a tuo avviso, il ruolo dello scrittore di fantascienza e dell’autore di fiction in generale, nel “pensare l’invisibile”?
D.T.: Cominci subito col botto, Luigi. Direi che lo scrittore di fantascienza, per suo ruolo naturale, nuota nell’invisibile e nell’impalpabile. Per dirla con Shakespeare ancora prima che con gli uomini di marketing dell’Alfa Romeo “Giulietta”, usa pasticciare con la materia di cui sono fatti i sogni. E, permettimi di aggiungere, gli incubi! L’invisibile, come il buio, rappresenta quella particolare twilight zone che è l’habitat d’elezione di chi immagina il domani. Lo scrittore di fantascienza è solo un avatar che si muove nei territori dell’immaginario rimanendo però saldamente con i piedi per terra nel proprio presente.
2. Mondo9 descrive, per dirla alla McLuhan, una forte interazione tra la fisicità dell’uomo e la materia che lo circonda. Si creano nuovi equilibri artificiali tra gli organi e le estensioni meccaniche del corpo. Cosa rappresenta il corpo nell’universo creativo di Dario Tonani?
D.T.: Il corpo è un guscio, un’appendice, un involucro. E come tale può essere contaminato, infettato e alla fine del processo ibridato con qualcosa che non ha nulla di biologico. Il Morbo di Mondo9 non è che un ponte per unire carne a metallo. E farli dialogare tra loro.
3. Nella bellissima prefazione di Gianfranco Nerozzi al primo volume di W.A.R. – Weapons. Androids. Robots si legge: «Il futuro ci attende, lo sappiamo. E dietro l’angolo ci sono nuovi incubi da svelare. Certi scrittori sono come gli sciamani. Razzolando nel dolore e nelle viscere del mondo cercano di descrivere un disegno futuro, usando le parole, come fossero sortilegi (…)». Come consideri l’autore Dario Tonani? Ti sembra più un “rabdomante” di incubi o un più un tecno-sciamano che ci racconta il futuro attraverso i suoi sortilegi letterari?
D.T.: Certo, gli incubi hanno un terreno d’origine comune (le paure ataviche, l’educazione, la società), ma sono soprattutto “elaborazioni” intime e personali, sono ferite del nostro profondo. Posso pescare ed elaborare quelli di altri, ma quando scrivo, a “venirmi meglio” sono senz’altro i miei. E in questo mi sento più “rabdomante” che rivolge verso e contro di sé la bacchetta…
4. Tornando al corpo, faccio un poco di citazioni dai libri di Dario Tonani: “Macchine in un abito di carne morta”. (Cit.). W.A.R., “L’osmosi del metallo è possibile solo con la morte” (Cit.) Mondo9. Insomma, sembra che il fine ultimo dell’uomo nei tuoi romanzi sia la macchina. Vi è quasi una sorta di superamento dell’umanità nella macchina, il corpo che muore viene fagocitato dal metallo ma c’è qualcosa che sopravvive, è una sopravvivenza dolorosa che continua negli ingranaggi. Al di là dei discorsi sul tema dell’Atrocity Exhibition e dell’autoamputazione del corpo, che cos’è, secondo Tonani, ciò che sopravvive, è una coscienza o un’anima?
D.T.: Hai ragione, per me la morte è solo una dolorosa trasformazione; un abito stretto, senza collo né maniche. In genere così rigido da suggerire una prigione, in cui è comunque sempre presente una parvenza di vigile umanità. Coscienza o anima, mi chiedi? Coscienza, perché rimangono tutte le percezioni che appartengono alla nostra natura umana e persino corporea: dolore, paura, speranza, fame, sete. Il tema dell’ibridazione e della contaminazione è un cavallo di battaglia della mia scrittura e in Mondo9 credo che trovi la sua espressione più articolata e compiuta.
5. A proposito di citazioni, riporto un tuo richiamo dall’intervista di Paul di Filippo a Dario Tonani: Clarke diceva che “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”. Il “fantasticare” dell’argonauta Tonani procede navigando a vista verso le terre ostili della Colchide futura oppure la sua magia ha un rituale prestabilito? In breve, come nascono i romanzi e i racconti di Tonani? Qual è la tua formula per trovare il Vello d’oro?
D.T.: La Colchide? Il vello d’oro? Bella domanda. Vuoi sapere se compilo scalette? No, mai. Scrivo partendo da una piccola idea che poi “gonfio” soffiandoci dentro a pieni polmoni, fino a farla diventare tridimensionale. E, come col vetro soffiato, continuo ad allungare appendici e a creare forme sempre nuove. Tendenzialmente scrivo solo nei weekend, durante sfiancanti full immersion dal sabato mattina alla domenica sera; poi rimango per una settimana in stand by, a rimuginare nella testa quello che ho scritto. Con questa modalità di lavorare si finisce per considerare i fine settimana di scrittura come livelli di un videogioco; la sera della domenica devi essere arrivato al punto di passare a quello successivo. Ovvio che procedendo così ne guadagna anche il ritmo della storia…
6. Emanuele Manco sul Delos 149 scrive: “L’isola di Chatarra è un gigantesco aggregato di macchine in agonia, che formano un’isola vivente moribonda, mefitica e ancora densa di pericoli. Per compiere l’atto di eutanasia delle macchine esiste una congrega di esseri umani che devono esporsi in prima persona per inoculare in esse il veleno atto a distruggerle. (…) Le macchine agonizzanti sono portatrici della minaccia del Morbo”, e ancora, per uscire da Mondo9, in Infect@ troviamo una letale droga che si trasmette attraverso la vista ma vi sono altri innumerevoli esempi in cui vi è presente, forte, quest’idea della contaminazione, del contagio e, in qualche modo, sembra che sia legata alla relazione uomo/macchina o metallo/corpo. Che cosa rappresenta l’idea dell’Infezione nelle opere di Dario Tonani?
D.T.: Contagio, infezione, contaminazione sono per me parole magiche; foriere di mistero e avventura, da sempre un autentico pilastro della mia scrittura. Nei due romanzi del Ciclo dei +toon – Infect@ e Toxic@ – erano i cartoon (e i monitor attraverso i quali si manifestavano) a essere gli agenti infettanti, che si sovrapponevano alla realtà come noi la conosciamo; in Mondo9 sono invece le grandi navi di metallo a servirsi del Morbo per estendere il loro dominio sul mondo biologico e quindi controllare la carne. Puoi metterla così, Mondo9 è un pianeta che sta per essere mangiato dal metallo. Alla stessa stregua di quanto potrebbe succedere sul piano meteorologico con una glaciazione o una desertificazione…
7. Ti faccio una classica domanda da rotocalco televisivo. Com’è lo scrittore Dario Tonani secondo Dario Tonani? Si sente più vicino a Herbert o più a Vance oppure è più vicino a Ballard o più a Dick?
D.T.: Hai citato tutti autori ai quali sono particolarmente legato e che hanno rappresentato fonti d’ispirazione straordinarie per la mia scrittura. Perché il cerchio sia perfetto, almeno rimanendo confinati alla fantascienza e al fantastico, aggiungerei Neil Gaiman e China Miéville, se non altro per questioni di vicinanza anagrafica. Con chi ho maggiori assonanze? Ballard, oltre che molto cupo, era straordinariamente dissacrante e politicamente scorrettissimo e questo me lo fa sentire assai vicino. E Dick aveva una visionarietà da far tremare i polsi. Come sono io? Un silente sognatore carico di rabbia creativa.
8. Consentimi di essere indiscreto Dario. Ormai ti leggiamo ovunque, da Mondadori a Delos, a DBook, a MilanoNera, a Mela Avvelenata, a 40k, a Mezzotints e a molti altri. Hai qualche succulenta anticipazione per noi Infects, Tonani-dipendenti?
D.T.: Per cominciare, senz’altro il sequel di Mondo9, che uscirà con le stesse modalità del primo libro: dapprima le singole storie indipendenti e autoconclusive saranno pubblicate in ebook e poi, l’anno prossimo, sarà la volta del fix-up – riveduto e corretto – in versione cartacea, corredato da una buona dose di materiale inedito. Sto lavorando poi a un altro progetto seriale, con Mezzotints: quello legato a W.A.R. e ai droni militari ricavati dall’assemblaggio di parti di cadaveri, una sorta di scorribanda in teatri di guerra anche temporalmente lontanissimi tra loro, che sarà pubblicata nel 2014 in Italia e negli Stati Uniti. Ma ci saranno anche molti racconti e un romanzo in stand-by, che prima o poi dovrò decidermi a terminare. Insomma, stay tuned! E grazie della chiacchierata, Luigi.
Mi giunge notizia che è stato ritrovato un furgone, OM Lupetto, contaminato da isotopi radioattivi, nei pressi di Piazza del Duomo. Spero che non mi facciano la multa…
(Luigi Bonaro)