L’automobile maledetta

“Poi i fari partirono e dietro di essi scorsi la sagoma scura e allungata di Christine; udii il suono furioso del suo motore che accelerava nello slancio attraverso la strada dov’era rimasta in attesa… forse già prima che facesse buio.”

Si tratta della terribile Plymouth Fury del ’58, incubo che prende vita tra le pagine del romanzo di Stephen King Christine, la macchina infernale. Il mostro di lamiera, uscito dall’Inferno, è posseduto da forze oscure, e cerca di prendere il controllo del suo giovane padrone, Arnie.
Ma esistono davvero macchine demoniache?
Sebbene possa apparire assurdo, la risposta sembrerebbe positiva.
Torniamo indietro nel tempo sino al 28 giugno 1914, data collegata con lo scoppio della prima guerra mondiale.
L’episodio è noto: l’Arciduca Francesco Ferdinando, insieme alla moglie, Duchessa di Hohenburgh, si reca in visita nella capitale bosniaca, Sarajevo. È lo stesso Arciduca a decidere di utilizzare per l’occasione un mezzo di locomozione che rappresenti al meglio i reali, lasciando di stucco la popolazione. Dopo aver valutato alcune vetture, la scelta ricade su una “double phaeton” (a doppia fila di poltrone) costruita dalla Graf & Stift, azienda automobilistica viennese fondata pochi anni prima. La Rolls Royce asburgica da quattro cilindri e trentadue cavalli è capace di ospitare fino a sei persone a bordo.
Ed è lo stesso proprietario, il Conte Franz Harrach, a metterla a disposizione dell’Arciduca.
La vettura è da subito fonte di un fatto di sangue: durante la parata, un giovane studente serbo armato di pistola, Gavrilo Princip, riesce a salire a bordo dell’auto e a scaricare l’arma sull’Arciduca e sulla reale consorte.
L’episodio è solo l’inizio di una delle più colossali stragi della storia dell’umanità: l’assassinio diviene la scintilla che scatena la Grande Guerra, con il suo carico di milioni di vite tragicamente e barbaramente spezzate.
Il fatto, letto da solo, può essere interpretato come un puro caso. Ma ciò che desta stupore è la targa dell’automobile la quale, col senno di poi, sembra portatrice di un messaggio subliminale
In molti infatti nella sigla “A III 118” hanno letto la data dell’armistizio: “armistice” (A) del giorno 11 (II) novembre (I1) 1918 (18).
Caso vuole che, proprio dopo l’armistizio, con il ritorno della pace, l’auto ricompaia.
È il neoeletto governatore della Jugoslavia a ordinare che essa venga rimessa in moto e su strada.
Questa dissennata decisione gli costa ben quattro incidenti avvenuti alla guida, oltre che la perdita del braccio destro. Convintosi della maledizione, il governatore pensa di distruggere l’auto ma, considerato il valore storico del veicolo, un suo amico, tale dottor Srikis, lo convince a desistere dal proposito. Non solo: il medico si appassiona così tanto all’oggetto da ottenere di guidarlo per sei mesi, fino al tragico epilogo: il corpo di Srikis viene ritrovato privo di vita, schiacciato sotto il peso dell’auto ribaltata lungo una strada periferica.
La macchina passa allora a un collega di Srikis. Un altro esempio di persona che, sfidando la superstizione, finisce per ricredersi: dopo poco tempo infatti è costretto a rimettere in vendita l’automobile: inspiegabilmente infatti, nel giro di breve tempo, ha perduto tutti i suoi pazienti!
Si propone a quel punto un pilota svizzero, convinto di realizzare un vero e proprio affare.
Poco tempo dopo il coraggioso elvetico si schianta contro un muro durante un corsa sulle Dolomiti, morendo sul colpo per essersi spezzato nel terribile urto la spina dorsale.
L’auto, riparata, viene comprata da un agiato agricoltore.
Durante una passeggiata, la macchina si blocca improvvisamente.
Mentre sta per arrivare un amico dell’agricoltore con un altro mezzo di locomozione, allo scopo di trainarla, la “double phaeton” si mette in moto improvvisamente, investendo e uccidendo i due uomini, intenti nelle operazioni di rimorchio.
Veniamo all’ultimo sfortunato proprietario privato, tale Tiber Hirshfield.
Egli, prima di mettersi alla guida, pensa di far ridipingere con un colore ben augurante la macchina. La scelta ricade su un azzurro cielo.
Con la macchina messa a nuovo, invita cinque amici ad accompagnarlo a un matrimonio, sicuro di fare un trionfale ingresso su una vettura tanto prestigiosa.
Nessuno dei cinque uomini arriverà mai alla festa: muoiono tutti sul colpo in un violento scontro frontale lungo il tragitto.
Alla fine, l’auto, ricostruita per l’ennesima volta, viene spedita al museo di Vienna.

Alcuni sostengono che il veicolo scomparve misteriosamente durante la Seconda Guerra Mondiale, a seguito dei bombardamenti che danneggiarono gravemente il Museo di Vienna.
L’automobile maledetta è tuttavia ricomparsa poco tempo fa, in occasione del centenario dello scoppio della Grande Guerra, ancora una volta fresca di restauro, al Museo di Storia Militare di Vienna.
Superstizione, leggenda, verità o mistificazione della realtà… ci si auspica che là rimanga per sempre, ferma e a motori spenti.

(Giuliano Conconi)

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