La famiglia cannibale di Sawney Bean
“Mostri nati da creature viventi,
che si moltiplicano di nascosto sottoterra,
e formano una razza di demoni di cui nessuno sa nulla”
Così, nel 1919, H. P. Lovecraft annotava su uno dei suoi numerosi fogli di minuta, divenuti noti in seguito come Commonplace Book, raccolta di appunti del solitario di Providence. Proprio partendo da questo spunto, tre anni dopo, l’autore scrisse il racconto The Lurking Fear. Da dove trasse ispirazione? Sembra che Lovecraft conoscesse la storia di Sawney Bean e della sua degenerata famiglia per averla letta in un’opera del 1843 intitolata Racconti storici e tradizionali della Scozia meridionale.
Fine sedicesimo secolo, Scozia.
Una giovane coppia di sposi, di ritorno da una festa, decide di fare una passeggiata a cavallo lungo la costa del Galloway. I due all’improvviso vengono aggrediti da alcuni strani individui spuntati dal nulla. Alla ragazza viene tagliata la gola. I bruti si gettano su quel corpo esanime, come belve impazzite, per berne il sangue. Il compagno, a sua volta circondato, assiste impotente alla scena. Armato di spada, riesce in qualche modo a difendersi. Per sua fortuna, proprio mentre sta per essere sopraffatto, gli assalitori, sentendo avvicinarsi altre persone, decidono di fuggire. Il viandante viene soccorso e trasportato a Glasgow, dove fa rapporto al sindaco. Per le autorità tutto è chiaro: l’episodio è collegato alle innumerevoli e misteriose sparizioni avvenute in quegli anni nella zona. Così misteriose da aver causato accuse ingiuste verso gli abitanti dei villaggi limitrofi, con condanne a morte di innocenti sulla base di sospetti infondati. Gli omicidi intanto non erano mai cessati. Più di una generazione ormai, sul quel tratto di costa, aveva osservato con orrore i flutti portare a riva ossa, mani, piedi e altri resti umani.
Interpellato, Giacomo I, re di Scozia, si interessa al caso, e invia un esercito di quattrocento soldati accompagnati da decine di segugi. La squadra di ricerca perlustra tutta la costa del Galloway, fino a imbattersi in una caverna invasa dall’acqua a causa dell’alta marea. Solo grazie al fiuto dei cani e all’insistenza di alcuni audaci soldati il covo dei cannibali viene scoperto. Il terribile fetore di morte e carne marcia guida il gruppo nelle profondità degli stretti cunicoli, fino a che non si para loro davanti una scena incredibile: gambe, braccia, cosce, mani, piedi di uomini, donne e bambini appesi come manzi. Negli angoli sono ammucchiate monete, vestiti e altri oggetti appartenenti ai malcapitati. La caverna viene setacciata e vengono catturate quarantotto persone tra uomini, donne e ragazzi. Si tratta della numerosa, incestuosa e degenerata famiglia cannibale di Sawney Bean. Condotti in catene a Glasgow, i Bean vengono processati in maniera sommaria e condannati a morte: gli uomini per squartamento, le donne al rogo.
Questi i fatti.
Ma chi era, anzi chi era stato prima di trasformarsi in un mostro generatore di altri mostri, Sawney Bean? Originario di un piccolo villaggio nei pressi di Edimburgo, sin da ragazzo aveva deciso che la sua vita non sarebbe stata dedita al lavoro e alle fatiche come quella dei suoi genitori. Disturbato, pigro e ribelle, aveva iniziato a girovagare finché non si era innamorato di una ragazza e insieme avevano deciso di trasferirsi lontano da tutto, scegliendo come dimora una caverna isolata. Vivendo di espedienti, i due avevano escogitato di sorprendere e depredare i viandanti. Per non essere scoperti uccidevano i malcapitati, occultandone il cadavere. Ben presto, i Bean, spinti non solo dalla fame ma anche da un perverso istinto criminale, avevano iniziato a sezionare i corpi delle vittime, separare le parti di carne più succulenta, seccare, marinare gli arti e metterli in salamoia. Nel giro di poco tempo i due erano divenuti non solo abili assassini, ma anche esperti macellai. Negli anni a seguire i Bean avevano allargato la famiglia, continuando poi a procreare in modo incestuoso con i figli, fino a portarla a quarantotto membri: demoni più che esseri umani, a causa delle indescrivibili condizioni in cui erano nati e cresciuti e per l’abominevole educazione ricevuta. Lo storico locale Charles Johnson, fonte principale degli eventi, così scrisse: “Gestirono quel mattatoio per venticinque anni, e si macchiarono le mani del sangue di almeno un migliaio di vittime”.
La storia di Sawney Bean, oltre ad aver stuzzicato la fantasia di autori come Lovecraft, ha avuto anche trasposizioni teatrali e ha ispirato celebri pellicole horror quali Le colline hanno gli occhi e Wrong Turn.
(Giuliano Conconi)