Old vs Relic: le due facce della vecchiaia

Nel giro di un paio di settimane mi è capitato di vedere due film che, per certi versi, si assomigliano. Il primo è stato Relic, su Amazon Prime, la storia di due donne, madre e figlia, che, allarmate dalla scomparsa della nonna, partono per la casa in campagna alla sua ricerca. Le tre attrici, bravissime, sono Emily Mortimer, Bella Heathcote e Robyn Nevin, e il film è una lenta discesa nella malattia e nella vecchiaia. La casa si trasforma in un labirinto mortale che sembra personificare la mente della nonna, ormai stravolta dall’Alzheimer, e il film stesso è una sorta di monumento ai pericoli di questa terrificante malattia. A poco a poco, una persona amata e che ci ama si trasforma in un’estranea, o forse siamo noi a diventare estranei per lei. La regista, Natalie Erika James, non nasconde di averci messo dentro la sua esperienza personale, e il film che ne esce è allo stesso tempo crudo e dolce, e il finale lascia in bocca un senso di amarezza che non può che farci riflettere.
Pochi giorni fa, invece, sono andato al cinema a vedere Old, un po’ perché il trailer mi aveva preso, un po’ perché non perdo un film di M. Night Shyalaman, non perché creda che sforni capolavori a ogni progetto, ma perché, anche quando non ha colto appieno l’obiettivo, trovo abbia sempre un’impronta interessante, riesce comunque a mettere in campo pellicole profonde, a loro modo, e hanno sempre alla base un’intuizione geniale. Un po’ come per Nolan, alla fine di un suo film, si è sempre in grado di capire qual è stata l’idea da cui tutto è partito, e questo mi piace, rende tutto molto più chiaro, anche quando di chiaro, nel film, magari non c’è molto. E, per quanto riguarda Old, posso dire che l’esperimento è riuscito, il film ti tiene avvinghiato alle vicende di questa famiglia catapultata in una spiaggia da cui non si riesce a scappare e in cui il tempo la fa da padrone, perché scorre in fretta, troppo in fretta, e due ragazzini possono diventare di colpo adulti e le persone anziane invecchiare fino a morire (non è un grosso spoiler, dal trailer si capisce benissimo già tutto). Il cast è numeroso ma vale la pena citare il sempre bravo Rufus Sewell, Abbey Lee, Vicky Krieps, Gael Garcia Bernal, Alex Wolff, Embeth Davidtz e Francesca Eastwood. Anche in questo caso, sono la vecchiaia e la malattia e i legami che ne conseguono il fulcro della vicenda, la fuggevolezza della vita e la sua ineluttabilità, argomenti che, lo ammetto, mi stanno a cuore e lo diventano sempre più man mano che io stesso maturo.
Per concludere, credo che tutti noi, crescendo, ci rendiamo conto della strada fatta e, voltandoci, iniziamo a tirare le somme. A volte, possiamo essere orgogliosi di quella strada, altre volte può accadere che il percorso fatto non è così lungo come avremmo sperato, altre volte ancora il punto di partenza è ancora lì, a pochi passi, nonostante il tempo sia corso via veloce. Se da una parte Relic ci mostra come il decorso di una malattia possa distruggere una persona, Old ci avvicina più al senso effimero dell’esistenza. Curioso accostare l’horror a film in cui la vecchiaia e la malattia la fanno da padroni, curioso ma anche logico, perché sono le due cose che più ci avvicinano alla morte, nella realtà. E non dovremmo sottovalutarle.
Quattro coltelli a entrambi i film.
(Daniele Picciuti)