L’intervista, di Stefano Pastor
La cantina.
Lui è in quella cantina.
La consapevolezza arriva a poco a poco. Questo è il luogo dove, per otto mesi, Umberto Raschi ha sfogato i suoi istinti più bestiali, dove otto bambini sono stati uccisi, dove le sevizie, le violenze e le torture erano all’ordine del giorno. I muri sono impregnati di paura e di dolore. Gli sembra che siano accanto a lui, li sente piangere, lamentarsi.
Ha paura di impazzire. Non c’è nessuno, lo sa di essere solo.
Quando ho cominciato a leggere questo romanzo, mi aspettavo delle cose. Conoscendo l’autore per aver letto altri suoi lavori – sempre e solo racconti – mi aspettavo un buon libro. Certamente non mi sarei aspettato, però, di non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine.
Sì, perché L’intervista è una storia che cattura, forse per la delicatezza del tema trattato, forse per l’abilità di Pastor nel dipanare lentamente una matassa che all’inizio riesce a tenere aggrovigliata ben bene in modo che non si possa comprendere quale sia la verità nascosta nel passato.
Raccontare qui, ora, brandelli di trama, sarebbe un vero peccato. Rovinerebbe la sorpresa.
Fin dalle prime pagine, infatti, si svelano verità e inganni che porteranno Massimo, il giovane protagonista, a precipitare in una spirale di segreti che ne mineranno la sanità mentale.
Violenze, perversioni, sofferenze, ma anche calore e amicizia, esalano dalle righe di questo romanzo con sfumature a volte crude a volte delicate.
Fra terrore e meraviglia, angoscia e curiosità, la lettura procede spedita capitolo dopo capitolo, fino alla conclusione che, sia pur prevedibile, nulla toglie alla qualità dell’opera. D’altro canto, lo stesso protagonista è conscio di ciò che le sue azioni comporteranno. Il suo cammino, che il lettore vede con chiarezza dove lo porterà, è segnato. Ma lo è in modo cosciente. Vi è una sorta di ineluttabilità in questo libro, di resa di fronte al proprio destino.
Non meraviglia che Pastor abbia vinto, con quest’opera, il Premio Le Fenici 2010.
Dalla quarta di copertina:
A Rocciaverde, un piccolo paese, l’undicenne Davide viene visto salire su un’auto grigia.
Scomparirà per sempre.
Quattro anni dopo Massimo, dodicenne, attore prodigio, arriverà a Rocciaverde per interpretare un film sulla storia di Davide.
Il paese non ha dimenticato, anche se Umberto Raschi, il killer dell’auto grigia, è in carcere. Ma Massimo è un perfezionista, vuole sapere tutto sulla vita di Davide, ogni singolo particolare, parlare con tutti coloro che l’hanno conosciuto.
Una ricerca che lo condurrà in un gioco più grande di lui, e che potrebbe costargli la vita.
(Daniele Picciuti)