La vedova Winchester: un film di denuncia contro le armi da fuoco
Titolo: La vedova Winchester
Regia: Michael e Peter Spierig
Genere: horror, thriller
Anno: 2018
Attori: Helen Mirren (Sarah Winchester); Jason Clarke (Eric Price); Sarah Snook (Marian Marriott); Finn Scicluna-O’Prey (Henry Marriott)
Trama
Sarah Winchester è stata l’erede della società di armi da fuoco Winchester. Dopo l’improvvisa morte di suo marito e della figlia, la donna inizia a credere di essere vittima di una maledizione e nel 1884 decide così di trasferirsi a San Jose, dove inizia la costruzione di un vero e proprio palazzo in stile gotico con centosessanta stanze.
Quando lo psichiatra Eric Prince viene inviato nella gigantesca magione per valutare la salute mentale di Sarah, scopre che le ossessioni della donna potrebbero essere legate a un mistero davvero inquietante.
Introduzione storica
Cominciamo dicendo che La vedova Winchester è un film dell’orrore ispirato a una storia vera. No, non le solite storielle spacciate per vere con l’intenzione di incuriosire i creduloni di turno, ma una storia realmente accaduta. Non lo sapevate? Ecco un excursus brevissimo, con l’intento di raccontarvi quanto è passato alla storia: Sarah Pardee Winchester fu moglie di William Wirt Winchester, figlio di Oliver Winchester, proprietario della ditta Winchester Repeating Arms Company (famosa in tutto il mondo, ancora adesso, per le armi da fuoco, in particolar modo fucili e carabine).
Sarah e William ebbero una figlia, Annie, che morì nel 1866 a poche settimane dalla nascita per marasma infantile. Questo gettò Sarah in una profonda depressione, acutizzata dalla morte del suocero, avvenuta nel 1880, e del marito, avvenuta nel 1881. A questo punto, Sarah si convince che la famiglia Winchester, lei compresa, sia maledetta, così emigra, va in California dove acquista una fattoria in costruzione.
Memore di quanto dettole da uno spiritista – ovvero che sì, la sua famiglia è maledetta e perseguitata dagli spiriti di tutte le vittime delle armi a marchio Winchester – Sarah comincia il piano di ampliamento della magione per donare una stanza a ciascun’anima delle persone uccise dalle armi Winchester. I lavori di ampliamento dureranno trentotto (38) anni, ventiquattr’ore su ventiquattro (24 ore su 24) e sette giorni su sette (7 giorni su 7), fino alla sua morte, avvenuta il 5 settembre 1922.
La Winchester House esiste tutt’oggi, è visitabile e si ritiene sia una delle case più infestate d’America.
La regia è buona, le riprese hanno guizzi di originalità e l’esposizione dei fatti, presenti e passati, è chiara. Il ritmo è tipico dei film di genere: l’inizio è introduttivo, abbastanza lento e poi via via la cadenza degli eventi si fa più serrata, ma purtroppo la tensione non riesce a raggiungere i livelli che imporrebbe il genere. Il tutto, quindi, risulta abbastanza ovvio e lento, non molto diverso dalle altre numerose pellicole di fantasmi et similia. Gli effetti speciali sono pochi ma buoni, uniti a una valevole fotografia che, seppur innaturale in alcune scene, conferisce la giusta drammaticità agli eventi. Grave pecca tecnica del film è la sceneggiatura: sono presenti un paio di buchi narrativi davvero pesanti e ciò non può che deludere gli spettatori, più o meno esperti, più o meno attenti. Validi, invece, i dialoghi: manierati, un po’ artificiosi a volte, ma comunque adatti al periodo storico. Onesto anche il doppiaggio.
La rappresentazione dei personaggi è invece, purtroppo, carente: mancano di spessore psicologico, di un passato personale capace di pesare sulle loro azioni. Un pochino più approfondite sono le figure del dottor Price e di Sarah Winchester, tuttavia si sarebbe potuto lavorare meglio e più approfonditamente così da dare loro la giusta tridimensionalità; realismo e psicologia pressoché nulla in relazione agli altri personaggi. Ottime, invece, le ambientazioni: seppur il film sia stato girato prevalentemente in interni, c’è attenzione e cura quasi maniacale dei dettagli; egregie le panoramiche esterne.
La recitazione “non è male”, nel senso che si vede molto di peggio in giro. Eppure le interpretazioni non brillano, fatta esclusione per Helen Mirren, che da sola regge l’intero film. Per il resto, gli attori sembrano poco calati nella parte, a partire da Sarah Snook, che sfoggia un repertorio di pigli plastici. Splendidi, invece, i costumi, perfettamente idonei all’epoca storica in cui è ambientata la vicenda e ottima anche la colonna sonora, in linea col genere e con la narrazione.
Il film ha del potenziale e le vicende cui fa riferimento potevano dare vita a una pellicola memorabile, ma così non è stato: la tensione c’è ed è quella giusta, sempre, ma lo svolgimento è prevedibile e gli effetti speciali, seppur di qualità, sono “sempre i soliti”. Se a ciò unite jumpscare goffi ed elementi visti e rivisti, senza alcun guizzo di originalità, rischiate di ottenere un film discreto e nulla più, come nel caso di La vedova Winchester, il cui fiore all’occhiello è una sempre meravigliosa Helen Mirren (anche se, a onor del vero, mi è sembrata meno splendente del solito).
Malgrado ciò, ripeto, non è da buttare via. Davvero importante è il messaggio che fa trasparire l’intera pellicola, ovvero la denuncia alla diffusione selvaggia delle armi da fuoco e le tragedie e il dolore a essa collegati. Fa riflettere e questo lo porta a essere un filino sopra la media (molto bassa) degli horror attuali.
Film sufficiente, ma nulla di più.
Citazione
«Sa, dottore, qual è il mostro che fa più spavento?»
«No.»
«È quello che inviti a entrare a casa tua.»
Valutazione: tre coltelli.
(Tatiana Sabina Meloni)