La sonata della vendetta, di Marika Bernard

Titolo: La sonata della vendetta
Autore: Marika Bernard
Editore: DZ Edizioni
Anno: 2017
Pagine: 116
Prezzo: 0,99 euro (ebook) 12,90 euro (cartaceo)

Sinossi

L’uomo è pesante e gretto. Ha mani da scaricatore di porto e non sa niente di musica. È entrato nella soffitta poco dopo la morte del bisnonno, ma solo per vedere se poteva sgraffignare qualcosa. Il violino era lì, e sembrava lo aspettasse. Nascosto, ma non poi così bene. Paziente, da anni. In attesa. Quando l’uomo lo afferra, tutto cambia.  Tra le calli di Venezia e il lento fluire dell’acqua del Canale, cominciano a diffondersi note suonate con maestria. Qualcuno sta tornando, piano, in punta di piedi. Sta riprendendo vita, e lo fa impossessandosi di quella dell’uomo. E mentre le note della Sonata a Kreutzer sfociano nell’Adagio, l’identità dell’uomo si spacca, andando in frantumi come uno specchio. La sonata della vendetta è la storia di una trasformazione, di un ritorno che ha il sapore di una rivalsa, di un antico dolore mai sepolto che chiede a gran voce una rivincita.

La recensione di Nero Cafè

Divoro thriller fin da quando sono una ragazzina e non potevo farmi sfuggire l’opportunità di ampliare i miei orizzonti. Così, seppur il libro non sia troppo lungo, ho acquistato la mia brava copia ebook e mi sono calata nella parte dell’autrice curiosa. Ciò che ho scoperto è stato davvero interessante.

Il romanzo fila che è un piacere. Merito della brevità, ventilerebbe qualcuno, ma non è così: lo stile è fluido, i periodi sono puliti e chiari, i vocaboli utilizzati sono semplici e, quindi, comprensibili per qualsiasi lettore. L’opera non è lineare: si sviluppa su due differenti piani temporali (epoca passata ed epoca presente) e, di conseguenza, anche il punto di vista è variabile. Questo consente un approfondimento psico-comportamentale dei personaggi narranti che, con una differente struttura narrativa, sarebbe risultato molto più artificioso e poco naturale. Ottimo il lavoro di caratterizzazione dei dialoghi, capace di rafforzare l’unicità dei protagonisti che, con i loro pregi e difetti prettamente umani, risultano credibili seppur il lettore non riesca davvero ad affezionarvisi del tutto (e, in questo, credo che la brevità giochi un ruolo fondamentale).
Le descrizioni sono dettagliate ma non appesantiscono; al contrario, vi sono veri e propri guizzi narrativi, particolari che rendono la penna della Bernard un piccolo gioiellino nero. Si tratta di quelle minuzie (una similitudine, un particolare all’apparenza capriccioso) capaci di far notare un autore e soddisfano un lettore scafato e, di conseguenza, più pretenzioso. Due parole le spendo, ad honorem, per la punteggiatura: essenziale, ben dosata e assai corretta.
La chiusura della storia può risultare ovvia per qualcuno, ma non vi erano alternative logiche che consentissero un finale diverso, già chiaro dopo i primi capitoli. Il romanzo risulta, dunque, gradevole, con picchi d’alto livello. Unica pecca la brevità che non consente di eviscerare del tutto la psicologia dei personaggi di cui i lettori potrebbero innamorarsi. Degna di nota la commistione tra la tensione tipica del thriller e gli elementi fantastici.

Valutazione: quattro coltelli.

Estratto

Un assassino a piedi nudi.
Indecoroso. Sopra ogni dire.
In quel momento non me ne resi conto, ma la mente registrò la cosa e me la ripresentò tempo dopo, quando ripensai all’accaduto. Quando si avvicinò al mio nascondiglio sentii odore di muffa e formaggio. Qualcosa che sapeva di vagone ferroviario e capre bagnate.
Erano i suoi piedi. La punta dell’alluce aveva prodotto un buchino nella calza e da lì occhieggiava, mostrando un’unghia nerastra.

Valutazione: quattro coltelli

(Tatiana Sabina Meloni)

terzo occhio 4 coltelli