Ghost in the Shell: il film

ghostRupert Sanders, noto per la regia di Biancaneve e il cacciatore e per lo scandalo che lo vide intrecciare una relazione clandestina con Kristen Stewart durante le riprese del film, torna dopo cinque anni dietro la macchina da presa, portando sul grande schermo la trasposizione cinematografica dell’anime giapponese Ghost in the Shell. E, lasciatemelo dire, lo fa in modo egregio.

Fin da subito si intuisce la magia di questo film, un mix di scienza e poesia, che riesce a essere mistico, avvincente e psicologico al tempo stesso. Scarlett Johansson incarna Mira Killian, una mente umana in un corpo robotico, addestrata per comandare un gruppo antiterroristico che deve preservare la Hanka Robotics dagli attacchi di un misterioso individuo che sembra aver preso di mira tutti i ricercatori dell’azienda. Anche la dottoressa Ouelet (Juliette Binoche), colei che ha materialmente dato vita alla simbiosi robotica di Mira, è tra i bersagli. Le indagini di Mira porteranno lei e Batou (Pilou Asbaek), suo compagno di squadra, a scoprire gli scheletri nell’armadio della Hanka e al segreto che si cela dietro la vera identità della stessa Mira. L’incontro con l’hacker Hideo Kuze (Michael Pitt), le svelerà la verità circa il suo misterioso passato e, da quel momento, lei stessa diverrà una minaccia per la Hanka Robotics.

L’ottima fotografia e gli effetti speciali la fanno da padrone, l’ambiente futuristico ricreato, determinate figure e certi primi piani rimandano a Blade Runner, così come la ricerca di sé di Mira in qualche modo si riallaccia a quella dell’androide Roy Batty nel film di Ridley Scott. Ghost in the Shell si lascia guardare, assaporare, arrivando a toccare alcune corde sensibili, quali solo la ricerca della propria umanità può sfiorare.

Quattro coltelli.

(Daniele Picciuti)

terzo occhio 4 coltelli