Fear Street 1994, 1978 e 1666: una vera saga del terrore

Era molto tempo che non assistevo a un progetto così ben articolato come si è rivelato essere la saga di Fear Street, che trovate disponibile su Netflix.

Tratta dalla serie di libri Fear Street, di Robert Lawrence Stine, autore anche della più fortunata saga Goosebumps (in Italia nota con il titolo di Piccoli Brividi), la trilogia narra le vicende di quella che possiamo definire una cittadina maledetta (perché maledetta lo è davvero): Shadyside. Di contro, la vicina e rivale Sunnyvale sembra invece una panacea del benessere. Non ci vuole molto a capire, fin da subito, che le due cose non possono che essere collegate, anche se non è subito chiaro in che modo. Ci viene incontro, a far luce su questo, la leggenda della strega Sarah Fier, che – per essere sintetici – venne impiccata nel 1666 perché accusata di aver stretto un patto col demonio e che, in punto di morte, maledisse gli abitanti di Shadyside per tutte le generazioni a venire. Ma è davvero così? A voi scoprirlo.

Ciò che più mi ha convinto, in questa trilogia, è la modalità con cui è stata organizzata: si parte dal presente, con gli omicidi di un misterioso serial killer mascherato nel 1994 – serial killer che, si scoprirà presto, essere in balia della maledizione – per arrivare al 1978, anno molto importante perché ci regala una testimone d’eccezione, la sopravvissuta allo sterminio di un altro assassino seriale, anch’egli mosso dalla stessa maledizione; e, infine, risalire alla fonte di tutto, a Sarah Fier nell’anno in cui tutto è cominciato, il 1666.

Protagoniste principali di questa indagine/caccia alla strega/lotta per la sopravvivenza sono due ragazze, Deena (Kiana Madeira) e Samantha (Olivia Scott Welch), innamorate l’una dell’altra ma allo stesso tempo in crisi a causa soprattutto del rifiuto di Sam a portare avanti la loro storia dopo il suo trasferimento da Shadyside e Sunnyvale. Questo amore-odio tra le due è simbolico del dualismo che incontriamo in tutti e tre i film e che, ripercorrendo a ritroso la storia di Sarah Fier, scopriremo avere radici molto profonde. Il primo film, 1994, strizza l’occhio ai classici dell’orrore anni 90, così come il secondo, 1978, non può che riportarci alla mente Jason Voorhees e il campeggio di Crystal Lake. Il terzo, 1666, ci presenta un villaggio segnato ancora dalla superstizione e dall’odio verso tutto ciò che è diverso – un tema universale ma che è molto rappresentativo di molti film di ambientazione storica simile – e chiude perfettamente il cerchio.

Le tre pellicole non sono esenti da qualche ingenuità e cliché del genere, ma non escludo che alcuni di questi siano voluti, essendo l’intero progetto, a mio modo di vedere, un omaggio a un certo tipo di cinema horror di stampo classico. Ai più giovani dico solo questo: immaginate un mix tra Stranger Things – in quanto ad atmosfere e personaggi, non tanto per la storia (nel cast c’è persino Sadie Sink) –  e Scream – la recente serie, ma per noi nerd di una certa età vale comunque anche citare il film – e vi sarete fatti una mezza idea di cosa aspettarvi.

In Fear Street non mancano le morti violente – soprattutto nel primo, 1994, una di sicuro non ve la dimenticherete – cosa che, a mio avviso, alza un po’ l’asticella del target d’età da “adolescenti” a “giovani adulti”. Sì, forse sono sinonimi, il distinguo è minimo, ma è da fare, soprattutto per i non svezzati del genere. Per il resto, invece, la storia scorre bene, è adrenalinica, godibile e i problemi adolescenziali delle giovani protagoniste ne fanno un Teen-horror in piena regola, sebbene, per la sua costruzione, la trilogia mi abbia ricordato quel groviglio stellare che è IT, di Stephen King, con quel suo scavare a ritroso per arrivare alla radice della leggenda e, di conseguenza, alla verità.

Alla regia troviamo Leigh Janiak, regista promettente ma non molto nota, cui si deve il film Honeymoon e la direzione di alcuni episodi di serie tv come Scream, Outcast e Panic. Fanno parte del cast anche Emily Rudd, Gillian Jacobs, Chiara Aurelia, Julia Rehwald, Benjamin Flores Jr., Ashey Zukerman e Fred Hechinger. In 1994 troviamo anche un cameo di Maya Hawke.

Quattro coltelli.