“Dietro la Scena del Crimine”, di Cristina Brondoni

Alcuni fatti dovrebbero essere soppressi o, almeno, bisognerebbe osservare un giusto senso delle proporzioni nel trattarli.
(Arthur Conan Doyle)

Le scienze forensi stanno diventando una moda. Dopo anni di oscurità, relegate dietro le quinte, quando le luci della ribalta di libri, film e cronache gialle erano riservate all’investigatore deduttivo e brillante, sono oggi prepotentemente salite al centro dell’attenzione. Grazie a fortunate serie televisive, internazionali o italiane, grazie ad alcuni casi noti, risolti con la loro applicazione, queste discipline stanno assurgendo a ruolo di protagoniste assolute, diventando nell’immaginario collettivo onnipotenti, magiche, semimitologiche, anche oltre le loro reali ed effettive possibilità. Cristina Brondoni, l’autrice di questo saggio, riporta le scienze forensi a una più equilibrata realtà, illustrandone potenzialità e limiti, peculiarità, campo di applicazione. Integrando il lavoro con complementi statistici, in modo da dimensionare correttamente gli ordini di grandezza di cui si sta disquisendo. Con una parola d’ordine, su tutte. Verosimiglianza. Specie per chi, nelle sue trame, utilizza queste materie con generosità, ma, troppo spesso, con scarsa cognizione.

Il primo scoglio da superare quando si legge un saggio di questo tipo è quello della naturale pesantezza. Un testo fatto di dati e non di storie, di per sé, fa fatica a tener viva l’attenzione del lettore. Per ovviare, è necessario qualche arricchimento prosaico, qualche trovata retorica che colori un po’ il grigio. Cristina Brondoni, opportunamente, annaffia il tutto con sporadiche spruzzate di ironia, rendendolo un po’ più fruibile. Il lavoro, certamente opportuno e utile, risulta però un pizzico poco organico, sembra andare poco ordinatamente da un argomento all’altro, senza completezza ed esaustività. È vero però che Dietro la Scena del Crimine è assolutamente chiarificatore per i poco avvezzi alle scienze forensi, molti lettori o anche scrittori, anche tra i più esperti, si renderanno conto come sia assolutamente necessaria una maggiore adesione alla realtà in tutte le opere di criminologia, compresi, anche e soprattutto, certi telefilm oggi molto in voga. Probabilmente questa parzialità è voluta, il messaggio non è rivolto agli scienziati che già sanno abbastanza, ma ai filogiallisti per i quali è necessario solo capire di cosa si stia parlando. Come è facile dedurre, la scrittura è chiara e corretta, seppure, ovviamente, tendente più allo scientifico che al prosaico, anche se è da apprezzare il tentativo di arricchimento brillante del testo.

In sostanza, un’opera valida soprattutto per gli addetti ai lavori, scrittori in formazione o lettori voraci, che troveranno utile questa collocazione corretta nella realtà di queste scienze oggi molto usate.

Due coltelli e mezzo.

(Giovanni Cattaneo)

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