Domande splatter a Filippo Santaniello
Diamo un sanguinolento benvenuto a Filippo Santaniello.
Ciao Filippo, intanto.Ti comunico che sei il primo a essere intervistato in questa roulette russa che si chiama Il gatto a nove code.
Il gatto è un’entità sospesa tra il bene e il male e ogni sua coda può essere letale. Si aggira tra i tavoli del Nero Cafè, divertendosi a stuzzicare i clienti.
Attento quindi a ciò che ti chiedono le code.
1. Chi sei e cosa c’entri tu con l’horror?
F: Innanzitutto sono felice (e anche un po’ terrorizzato) di essere il primo che sottoponete alla flagellazione del Gatto a nove code. Spero di non scorticarmi troppo!
Mi chiamo Filippo Santaniello, nel momento in cui scrivo mi trovo in un appartamento torinese a due passi dal Po, ma la città dove sono cresciuto, ho studiato e mosso i primi passi nell’horror è Roma. Essendo autore e sceneggiatore, il mio approccio al genere è di tipo letterario. La mia tesi di laurea sul cinema di Cronenberg è stata pubblicata da Universitalia, mentre diverse sceneggiature che mi sono divertito a scrivere hanno avuto la fortuna di diventare cortometraggi e un lungometraggio (Bloody Sin diretto da Domiziano Cristopharo). Per quanto riguarda la narrativa, ho pubblicato una decina di racconti su antologie horror edite da coraggiose case editrici che fanno di tutto affinché il nostro genere preferito continui a resistere.
2. Com’è stato partecipare all’antologia I Racconti del Laboratorio?
F: È stata un’esperienza molto stimolante e non vedo l’ora che la redazione organizzi un nuovo contest, al quale parteciperò di sicuro se esco vivo dal Gatto a nove code. La mia partecipazione al concorso che avrebbe decretato i racconti da pubblicare, nacque quasi per gioco, una specie di passatempo letterario, poi è subentrata la sfida e la voglia di entrare a tutti i costi nell’antologia, anche perché il racconto vincitore di ogni mese veniva selezionato da una giurata eccezionale: Barbara Baraldi.
Così ho partorito Satana è in gran forma, un racconto che mescola horror e pulp, costruito intorno a un personaggio al quale sono affezionato, Gianluca Rentoni, detto “Il Ciniglia”, un perdente nato, che non trova lavoro, vive ancora coi genitori e di cui mi sono divertito a raccontare l’ultimo giorno di vita.
3. Dal tuo racconto Satana in gran forma hai tratto una sceneggiatura di cui poi è stato girato un cortometraggio. Ce ne parli?
F: Il racconto Satana è in gran forma è diventato sceneggiatura dopo il mio incontro col regista Manuel Lopez, che, rimasto colpito dalla storia, ha deciso di farne un cortometraggio. Non era la prima volta che sceneggiavo un mio racconto. È una cosa che mi diverte e mi viene naturale perché di solito le mie storie hanno una spiccata carica cinematografica. Non so scrivere diversamente. Le scene sono vivide, mi piace far dialogare i personaggi e cerco di architettare storie imprevedibili. Per questioni produttive, dato che il racconto è ambientato su un Frecciarossa, ho modificato la location principale e la vicenda si svolge alla fermata dell’autobus, a Roma. È qui che Gianluca Rentoni incontra Miriam e Erika, ragazze sexy e alternative con più di una rotella fuori posto.
4. Hai scritto sceneggiature da cui sono stati tratti altri corti. Un accenno?
F: Da mie sceneggiature sono stati prodotti otto cortometraggi. Li trovate sul mio canale youtube. A volte si tratta di lavori commissionati, come nel caso di Undicesimo Comandamento o Fata Morgana, altre volte il bisogno di sceneggiare una storia nasce direttamente dal sottoscritto e poi (cosa fondamentale per chi fa questo mestiere) è fondamentale trovare i collaboratori giusti per far sì che lo script diventi cortometraggio, come nel caso di Sarcophaga, diretto da Giuseppe Peronace.
5. Credi nel Diavolo?
F: Ho sviluppato una teoria che potrebbe sembrarvi una scemenza, ma visto che devo subire il Gatto a nove code per altre quattro domande, voi subirete la mia opinione!
Ogni gesto, ogni azione, provoca energia, ma non sappiamo dove questa vada a finire. Da qualche parte deve accumularsi. C’è un luogo, quindi, mi piace crederlo, in cui è contenuta l’energia negativa scaturita dalle scelte sbagliate dell’uomo nel corso dei secoli. Ci sono persone più sensibili di altre che accusano questa energia sulla propria pelle e ne soffrono, si ammalano, cadono in depressione. A volte mi chiedo se i posseduti non siano affetti da una malattia scaturita dalla troppa energia negativa assorbita. In sostanza, il Diavolo siamo noi.
6. Il romanzo horror che vorresti scrivere?
F: La concorrenza è troppo accesa per parlare delle idee che mi frullano in testa. Non posso dare una risposta soddisfacente nemmeno sotto tortura. Posso dire che mi piacerebbe lavorare a un romanzo che attualizzi il genere e lo ponga sotto una luce nuova, moderna, in grado di descrivere le distorsioni della realtà in cui viviamo oggigiorno. Facebook, l’alienazione dei social network e il fatto che c’è più gente che produce intrattenimaneto rispetto a chi lo consuma. Questo per me è il vero orrore. Però posso dirti il romanzo horror che non voglio scrivere, ossia roba con zombie e vampiri. I mostri classici mi hanno stancato. Ho provato a maneggiare certi argomenti e sono riuscito a produrre qualcosa di soddisfacente solo ribaltando gli stereotipi, come nel racconto Lo spettacolo delle 18:00, dove gli zombie risorgono con l’istinto di andare al cinema e un modo pratico e veloce di sterminarli è rinchiuderli in sala e appiccare un bell’incendio. Con questo racconto ho vinto il Premio Speciale HBooks in occasione del concorso F.M. Crawford e spero che prima o poi venga pubblicato.
7. Il romanzo horror che vorresti leggere?
F: Già l’ho letto. L’Esorcista di William Peter Blatty. Anche se sua maestà Stephen King resta il mio scrittore horror preferito, devo dire che nessun suo romanzo mi ha terrorizzato più del libro di Blatty, l’unico che, realmente, non mi ha fatto chiudere occhio.
8. Progetti per il prossimo futuro?
F: Ho da poco finito di scrivere una sceneggiatura per un cortometraggio horror che vedrà presto la luce e farà parte di un film a episodi. Sono sicuro che ne sentirete parlare. Poi sto cercando di sottoporre all’attenzione di alcuni editori un romanzo dal linguaggio molto colorito e dal ritmo frenetico in cui, nell’arco di una sola notte, succede veramente di tutto.
9. Chi vorresti uccidere?
Chi rifiuterà il mio libro!
(Daniele Picciuti)