Una nuova vita: Dylan Dog 325

E così è finalmente approdato in edicola il tanto atteso n. 325 di Dylan Dog. Annunciato come il primo numero del cosiddetto nuovo corso, in realtà rappresenta solo l’avvio della più volte annunciata prima fase della nuova gestione “post Sclavi”. L’albo in questione, Una nuova vita, fa infatti parte di una serie di storie in buona sostanza già pronte, che appariranno lungo l’arco di un intero anno. In pratica la vera nuova fase del personaggio prenderà il via solo una volta pubblicati questi numeri ancora da smaltire.
Il nuovo curatore di Dylan Dog, Roberto Recchioni, classe 1974, si limiterà a rivedere e correggere le storie già pronte, come avverte egli stesso nella sua breve introduzione all’albo. Diciamo che, vuoi per il titolo, vuoi per la copertina, particolarmente evocativa ma in realtà slegata dalla storia, molti lettori sono stati indotti a considerare questo numero 325 come “l’albo della svolta”. Magie del marketing, viene da commentare.
L’albo in questione ospita una storia autoconclusiva piuttosto articolata e ben congegnata, scritta e disegnata dal bravo Carlo Ambrosini. Per non anticipare troppo, mi limiterò a rivelarvi che si parla del Diavolo, come Deus ex Machina di una situazione spiacevole per il protagonista, anzi per i protagonisti, che si troveranno a interagire nel tempo e nello spazio. Ma il Diavolo è il Re degli Inganni, e allora…
Lo stile della narrazione è di alto livello, quasi letterario. I personaggi sono ben gestiti e i consueti comprimari – l’ispettore Bloch, l’immancabile battutista Groucho e l’ineffabile Madame Trelkovski – sono rappresentati in maniera più sfumata del solito. Il che non guasta affatto, visto che in tal modo si dà maggior respiro alla storia, davvero molto valida.
Risulta invece abbastanza sotto tono la parte visiva: i disegni di Ambrosini appaiono spesso inadeguati e in qualche modo troppo “old style” per le atmosfere di un personaggio oggettivamente non facile da rappresentare come D.D., francamente molto distanti dalla modernità di un Roi o dalla dinamicità di un Brindisi, tanto per accennare un confronto. I volti di Dylan Dog e Bloch a tratti sembrano quasi irriconoscibili, segno forse di una scarsa dimestichezza dell’autore con le loro fisionomie. Ma non voglio influenzarvi troppo: i gusti sono gusti, e son certo che a molti il tratto classicheggiante di Ambrosini non dispiacerà.
Concludo esprimendo tutto il mio apprezzamento per il grande impegno profuso da Davide Bonelli, erede del mitico Sergio, nel modernizzare l’impostazione generale della produzione fumettistica della grande casa editrice, ampliandone e diversificandone al contempo l’offerta, che oggi aspira a coprire praticamente tutti i vari generi, dal western alla fantascienza, senza dimenticare il fantasy, il poliziesco e, naturalmente, l’horror.

Dylan Dog n. 325
Una nuova vita
Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Ambrosini
Disegni di:Carlo Ambrosini
Copertina: Angelo Stano

(Luigi Milani)