L’Aguzzino intervista Maurizio Bertino
Ciao Maurizio. Ben svegliato.
Se ti stai chiedendo cos’è questo senso di intorpidimento, ti facilito le cose: cloroformio.
La tua faccia sorpresa è un vero spettacolo. Sì, sono corde quelle che ti legano al tavolo operatorio. Sì, gli ingranaggi che intravedi alle mie spalle sono quelli del Big Ben. E, infine, sì. Sei prigioniero dell’Aguzzino.
Perché, mi chiedi? Semplice! Sei risultato vincitore della Prima Era di Minuti Contati, un traguardo di tutto rispetto, e io voglio appurare quanto tu te lo sia meritato.
Tranquillo, però. Se risponderai a tutte le mie domande nel modo giusto, non ci sarà sofferenza.
Ma… attento. A ogni risposta che non mi soddisferà, ti marchierò a fuoco sul petto. Sì, con questo ferro arroventato. Allora, a noi. Sei pronto? Sette domande per te. Sette è un numero magico, lo sapevi?
Sette, come i peccati capitali.
A: Prima domanda: Cos’hai pensato la prima volta che hai partecipato a Minuti Contati?
M: Con il sorriso ho pensato: “Ma che bel posto!” Poi ho cominciato a sentire l’odore di carne bruciata, la mia, e ho capito di essermi infilato in qualcosa che trascendeva l’idea di piacevole arrivando a toccare le corde del dolore. Le mie prime esperienze furono tragiche e di giorno viaggiavo con il tuo sogghigno malefico nelle orecchie. Prima di riuscire a entrare nei fatidici “dodici” dovetti aspettare la mia quarta partecipazione e ce la feci perché in quell’occasione arrivammo al traguardo in pochi: decimo su dieci, non c’era molto da esultare. Quella mia prima impressione da “Ma che bel posto” s’era trasformata presto in “Ma questo è un mattatoio!”. Così mi rimboccai le maniche e capii che l’unico modo per sopravvivere era imparare… e di gente da cui imparare, fortunatamente, Minuti Contati era (e sarà sempre) pieno.
A: All’inizio della storia di questo concorso, tu eri sempre lì a ribattere, contraddire, appuntare questo e quello. Sei pentito di aver tenuto quell’atteggiamento? Oppure pensi di aver ottenuto qualcosa?
M: Polemico io? Quando mai? Forse le botte mi avevano un po’ frustrato, quello sì. E forse, in effetti, inizialmente non avevo compreso appieno di trovarmi in una palestra (piena di strumenti di tortura) dove l’unica cosa utile che potevo fare era imparare e migliorare. All’inizio, in effetti, ero molto concentrato sulla competizione, e quando un mio racconto veniva posizionato in fondo alla classifica da qualche “avversario” me la prendevo e, invece di pensare “Dove ho sbagliato e cosa posso imparare dalle sue critiche”, mi concentravo su un più immediato “Ma guarda questo, che antipatico!”. E forse sì, un po’ polemico potevo sembrarlo. E no, quell’atteggiamento non mi portò nulla di buono, i miei racconti mantenevano gli stessi difetti e continuavo a prendere sonore mazzate. Poi, con il tempo, qualcosa è cambiato: ho cominciato a fidarmi dei consigli degli altri, mi sono messo in discussione. La competizione continuava ad affascinarmi, ma sono intervenuto sul mio stile (che riguardandolo adesso non sono certo potesse essere definito tale) e qualcosa ha cominciato a cambiare.
A: Attento, adesso: hai paura di me? Dell’Aguzzino?
M: Certo, come no… Senti, scusa, quando mi parli potresti non fissarmi? Sai, l’alito… Quando ti sei lavato i denti l’ultima volta? Ahi! Che fai? Che ho detto? Ahia! E basta! Aiuto!
A: Nella tua infinita presunzione di Vincitore del concorso, credi che Minuti Contati possa essere migliorato?
M: Sì e te lo sto dicendo da tempo. Ahia! E smettila con quel punteruolo! Rimettimi i calzini, ho i piedi sensibili io! Ahia! Che cavolo! Tornando alla domanda… molti utenti che si affacciano per le prime volte a Minuti Contati mi sembra tendano a guardare troppo la classifica e a farsi influenzare nei giudizi altrui da recensioni negative ai loro lavori. In certa misura è comprensibile, io stesso, come ho già detto, all’inizio mi risentivo parecchio e facevo una fatica boia a non vendicarmi attraverso le mie classifiche (credo e spero di essere sempre riuscito a contenermi, ma non posso assicurare di non aver mai scritto risposte avvelenate). Allo stesso tempo non credo sia una soluzione quella di eliminare l’invio delle classifiche, fa parte del fascino di Minuti Contati. Proporrei invece che, una volta arrivate tutte, tu, sommo Aguzzino, possa fregiarti della possibilità di farne una tua con punteggi che valgono doppio. Proporrei anche che ogni mese si convinca qualcuno conosciuto nell’ambiente nostro un po’ underground di partecipare come giurato, con classifica anche in questo caso da postare all’ultimo e con punteggio che valga il doppio rispetto a quelli delle classifiche degli utenti. Inoltre, e per alleggerirti di un po’ di peso, il tema potrebbe essere proposto proprio dalla “guest star” del mese. (proposte che sono state già valutate e, in buona parte, adottate già dall’edizione di aprile, n.d.r.)
A: Ci penserò, ma non so se vi converrà avere anche i miei giudizi. Certo, sarebbe divertente. E a proposito… qualche suggerimento su come far soffrire di più gli autori che mensilmente tentano la sorte partecipando al concorso?
M: Oops! Credo che la mia precedente risposta contenga anche quella a questa domanda! No, posa quel ferro arroventato… Non l’ho fatto apposta!
A: Dai libero sfogo al tuo ego. Qual è il racconto, di quelli che hai scritto per Minuti Contati, che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
M: Eh… Sono affezionato a molti di loro. Paradossalmente, fra i primi che mi vengono in mente non ci sono i tre con cui ho vinto. Certo, Tiggì mon amour è quello che mi ha portato per la prima volta non solo sul podio, ma addirittura alla vittoria, e non posso non citarlo. Però sono altri quelli che considero più rappresentativi di come ho sviluppato il mio stile. In assoluto direi che il mio preferito è L’isola di Marco; ancora oggi, rileggendolo, mi chiedo come possano essermi venute tante idee, e così perverse, in una volta sola: un bambino – che bambino non è più – tenuto segregato in un immenso giardino da una madre cannibale e da un padre nano che tutte le volte che torna dai suoi viaggi con il circo – con cui lavora – gli porta un bambino, un nuovo amico, da torturare a piacimento prima che la moglie lo cucini. Agghiacciante. Vorrei citare anche Tempi Moderni, un racconto arrivato quarto che se giungesse nelle mani sbagliate potrebbe procurarmi la scomunica!
A: Ultima domanda per te. La prima volta che mi hai proposto di raccogliere insieme i migliori racconti di Minuti Contati in una raccolta, ho creduto fossi pazzo. Poi hai subdolamente fatto leva sulla mia vanità e mi hai convinto a portare avanti il progetto insieme. Quando ti è venuta l’idea di una pubblicazione che raccogliesse i racconti di Minuti Contati? Credi davvero che qualcuno l’acquisterà? Convinci i nostri lettori a comprarla. Fammi vedere che sai fare.
M: Beh, diciamo che trenta edizioni hanno fornito un’immensa mole di racconti fra cui scegliere e che la qualità dei migliori è davvero molto elevata. In particolare ci sono delle vere e proprie gemme che era un peccato lasciare dimenticate negli archivi di un forum online. In più, Minuti Contati si è sempre caratterizzato come competizione sia a un livello verticale, nelle singole edizioni, che orizzontale, attraverso il Rank generale. L’antologia seguirà lo sviluppo del Rank attraverso le varie edizioni, quindi oltre al piacere della lettura dei migliori racconti di questi anni ci sarà ulteriore interesse nell’osservare lo sviluppo di una contesa fra autori poco conosciuti che non hanno lesinato nel darsi sonore mazzate a suon di idee e parole. L’antologia vuole essere in primis un documento che rimarrà a testimonianza di questi anni e che pertanto dovrebbe interessare a chiunque abbia partecipato (e si parla di centinaia di persone). In secondo luogo ogni lettore potrà scoprire una miriade di racconti freschi, originali e ben scritti, e sfido chiunque a non trovare almeno una manciata di racconti capaci di toccare la propria sensibilità e di fare rizzare quei pelucchi che troppo spesso un’offerta di pubblicazioni standardizzate ha reso refrattari a qualunque sollevamento.
Bene, sembra proprio che sia tutto. Non ti spiacerà rimanere ancora un po’ qui, sul tavolo delle torture, non è vero? Il tempo di completare il lavoro di revisione sull’antologia di Minuti Contati. Sopra vedrai il marchio Nero Press.
Ma sia chiaro. Se vuoi una copia autografata da me, la avrai col sangue. Il tuo.
(L’Aguzzino Infernale)