Intervista ad Andrea Biscaro, autore di Vampire’s Island
Sono passati ventisei anni, eppure ricordo ancora molto bene quell’istante. Era il 3 aprile dell’88 e quella fu la prima Pasqua della mia vita in cui riuscii ad avere una brutta sorpresa anche senza rompere un uovo di cioccolata. Mancava qualche mese e avrei compiuto dodici anni, ma erano già abbastanza per iniziare a desiderare di compierne diciotto; dal sedile posteriore dell’auto paterna stavo osservando la casa in cui ci saremmo trasferiti di lì a poco e avevo la certezza che tutto sarebbe cambiato in peggio e l’unica via di fuga sarebbero state la patente e un qualunque mezzo fornito di motore a scoppio. Per cause di forza maggiore, la mia famiglia dovette spostare la propria residenza dalla città a un alquanto anonimo paesello sulle colline. Nei sei anni successivi la mia prima cattiva impressione venne confermata ogni santo giorno. Quella manciata di case circondata da troppi alberi si rivelò per quello che era: una prigione.
Per farvela breve, in principio non facevo altro che sbadigliare per la noia, poi un giorno presi in mano Il coraggio di ogni giorno, un’antologia contenente alcuni brani di Herman Hesse. A quel primo libro ne seguirono altri e la mia vita mutò in meglio.
La lettura era l’additivo che contribuì a farmi abbandonare la televisione per scoprire l’esistenza di un mondo interiore. Nelle notti insonni circumnavigavo delusioni e naufragavo in dubbi insidiosi, oppure bruciavo i desideri e inseguivo i sogni.
Era un po’ come stare sull’ottovolante, ma ne valse la pena.
Quando riuscii a infilare il tanto desiderato documento rosa nel portafoglio e mi fu affidata la custodia di una Fiat Uno con troppi chilometri a un passo dalla rottamazione, scoprii che non mi interessava più fuggire o scoprire il mondo.
Per esserne sicuro, comunque mi spinsi ben oltre i km consentiti dal “limitatore materno” e superai le velocità consentite dalle lezioni di guida “paternali”, ma scoprì che qualcosa era cambiato; ero già riuscito a evadere dalla mia prigionia e non grazie all’automobile.
I diciotto si rivelarono per quello che erano: un traguardo anagrafico.
Vampire’s Island è il nuovo romanzo di Andrea Biscaro che narra le vicende di Stella, una ragazza in procinto di compiere i diciotto anni, che in compagnia del suo ragazzo Bill decide di passare le vacanze a Grace Island, un’isola sperduta nell’Oceano Pacifico e meta ambita del turismo giovanile. Tutto sembra essere perfetto, se non fosse per alcuni strani incubi che la perseguitano, alcuni omicidi che turbano la serenità della vacanza e la presenza di misteriosi ragazzi che sostengono di essere degli autoctoni.
Stella dovrà affrontare un incubo popolato dai peggiori vampiri al servizio dell’antico Fthaggua, ma non sarà sola perché con lei ci saranno Giobbe, uno dei pochi isolani a conoscenza di un terribile segreto e Joe Denver, capo di una squadra di ammazzavampiri del Vaticano, soprannominato Lo Spaccacuori.
Andrea Biscaro è romanziere, scrittore per ragazzi e cantautore. Tra le numerose
pubblicazioni ricordiamo Buon Sangue non mente di cui abbiamo parlato qui, Nerone. Il fuoco di Roma ( Castelvecchi 2011; Lit 2012), Illune (con prefazione di Eraldo Baldini, Effigi 2011), il libro-cd Ballate della notte scura scritto a quattro mani con Tiziano Scalvi, il famoso creatore di Dylan Dog (Squilibri 2013; Repubblica XL 2013) e Il buio nella bocca (Safarà 2014).
Diamo il benvenuto sulle pagine di Nero Cafè ad Andrea Biscaro.
Mirko: Innanzitutto ti ringraziamo per la tua disponibilità.
Andrea: Grazie a voi per l’invito.
Mirko: Vampire’s Island è un romanzo per ragazzi e, come si può dedurre dal titolo, sono presenti un po’ di vampiri. L’aspetto più affascinate non è la figura del succhiasangue, ma il tormento interiore di Stella. Da dove è nata l’esigenza di raccontare questa storia?
Andrea: Mi diverte raccontare storie partendo da un archetipo, affrontare mostri “classici” per darne la mia personale e attuale interpretazione. L’ho fatto con le streghe (Illune, Effigi 2011) e con gli zombi (Il buio nella bocca, Safarà 2014 e Buon sangue non mente). All’appello mancavano i vampiri e, allora, ecco Vampires’ Island, una sorta di Dracula contemporaneo con protagonista una ragazzina alla soglia dei diciotto anni. Un’età critica, drammatica, soprattutto per una femmina. Mi piace raccontare i mostri, ma ancor più i travagli interiori, i tormenti degli esseri umani. Spesso, infatti, sono molto più inquietanti e pericolosi i mostri che albergano dentro di noi.
Mirko: La tua produzione letteraria manifesta un’inclinazione verso l’horror e le storie nere. In Buon sangue non mente hai introdotto un’interessante rilettura politica e rivoluzionaria in una storia in cui i sopravvissuti sono assediati dagli zombie. Credi anche tu che l’orrore non sia soltanto fine a se stesso ma possa diventare un genere in cui parlare della realtà che ci circonda?
Andrea: Assolutamente sì. L’horror è un genere straordinario, quello che amo di più, proprio per la sua duttilità e per la sua natura multiforme. L’horror racchiude in sé tutti gli elementi che una buona storia, secondo me, dovrebbe possedere: l’avventura (e quindi l’intrattenimento), il mistero, l’introspezione psicologica, il folklore, la favola, la critica sociale. L’orrore è tanto più forte, destabilizzante, tanto più è concreto e realistico. Credo che una buona storia dell’orrore debba in qualche modo essere uno specchio di noi, della nostra vita interiore ed esteriore. Anche la storia più assurda, visionaria, surreale, deve necessariamente essere aderente al reale per trovare la sua forza.
Mirko: Come scrittore, vuoi parlarci delle differenza che passa tra lo scrivere per gli adulti e per i ragazzi? Sono due tipi di narrazioni molto diverse, sia per i contenuti che per lo stile, hai qualche consiglio per chi vorrebbe rivolgersi con le proprie storie ai più giovani?
Andrea: Devo essere sincero, non credo ci sia una grande differenza. Ho pubblicato diversi libri per bambini e ragazzi (Giraluna e altre storie, Ecnon, Mal di terra) e devo dire che li ho scritti con lo stesso identico animo di quando scrivo romanzi per adulti. Quando mi metto a scrivere non penso mai a chi mi sto rivolgendo, non ho in mente un’età anagrafica. In quel momento mi limito a raccontare una storia e cerco sempre di farlo nel modo più sincero possibile. Credo che le belle storie (così come le belle favole) siano per tutti. Il mio consiglio per chi vuole rivolgersi ai giovani? Beh, siate sinceri e onesti, prima di tutto. Siate VERI, anche nella fantasia più sfrenata. E raccontate una bella storia.
Mirko: Devi scusarmi, ma come molti dei nostri lettori, sono cresciuto leggendo Dylan Dog. Mi chiedevo se vuoi parlarci della tua collaborazione con Tiziano Sclavi.
Andrea: Ho raccontato dell’incontro con Sclavi molte volte, in occasione dell’uscita del cd-libro Ballate della notte scura e successivamente del disco pubblicato da Repubblica XL Gli anni del mare e della rabbia. Come saprai, sono anche un cantautore, lavoro da ormai dieci anni nel duo Secondamarea. Abbiamo musicato alcuni tra i più bei testi per canzone di Sclavi e ne abbiamo realizzato un disco, un universo sonoro. Un progetto che ha dato soddisfazione a tutti noi e che ha raccolto intorno a sé un pubblico di affezionati.
Mirko: Progetti per il futuro?
Andrea: Tanti progetti, come sempre! Uscirà a inizio 2015 per Edizioni Ambiente, nella prestigiosa collana Verdenero (che ha pubblicato in questi anni grandi nomi come Lucarelli, Carlotto, Baldini, Vinci, De Cataldo, Varesi) il mio thriller-horror a sfondo ecologico Giallo cromo. C’è un altro romanzo che vedrà la luce nel nuovo anno, ma di questo non posso anticipare nulla; il tema e il contenuto sono tassativamente top secret!
Mirko: Ringraziamo Andrea per la sua disponibilità e a nome della redazione di Nero Cafè ti auguro una buona scrittura.
Andrea: Grazie a voi! Buona lettura a tutti.
Vampire’s Island di Andrea Biscaro, Effigi 2014, collana Malora. 234 pagine € 14,00. Disponibile.
(Mirko Giacchetti)