Nell’abisso profondo, di Tom Piccirilli
Tom Piccirilli
Nell’abisso profondo
Gargoyle, 2012
Recensire questo romanzo è difficile quasi quanto averlo letto tutto e non stiamo parlando di un tomo, ma di poco più di duecento pagine.
I motivi sono abbastanza evidenti. Innanzitutto il senso di confusione che avvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina. Gli eventi sembrano avvenire in modo casuale, senza alcun nesso logico tra loro e la sensazione è quella di perdersi sempre qualche elemento essenziale. Non mi ci sono ritrovato molto, lo ammetto e, anzi, faccio i miei complimenti a chi ha scritto la sinossi, perché, dalla lettura del romanzo, mi sembra sia stata un’impresa titanica. Forse l’effetto è dovuto anche al fatto che questo non è il primo libro che ha come protagonista il Necromante e il suo demone Me (in inglese chiamato Self). I continui riferimenti al passato del protagonista non fanno che aumentare il disorientamento generale. Si alternano incantesimi “generici” a riferimenti esoterici specifici, dati purtroppo per scontato. Personalmente avrei trovato interessante qualche spiegazione in più in questo marasma di informazioni.
Mi dispiace essere costretto a dire questo, anche perché ho letto altre opere di Piccirilli che mi sono piaciute: dopo tutto stiamo parlando di un autore che ha vinto il prestigioso Bram Stoker Award. Infatti non mancano delle zampate di gran classe. Alcune immagini, tanto per dirne una, sono davvero capaci di disturbare il lettore, descritte con dovizia di particolari e strutturate con maestria. Anche alcuni dialoghi tra l’Invocatore e Me sono ben riusciti e divertenti e spesso si ha l’impressione che la spalla diventi il vero protagonista della vicenda.
Purtroppo i lati negativi pesano più di quelli positivi in questa ipotetica bilancia. Il modo farraginoso in cui la storia procede lo rende una lettura lenta, di difficile comprensione e che mi sento di consigliare solo a chi si sente di affrontare un horror molto impegnativo.
(Mauro Saracino)