Mala Fede, di Valerio Valentini
Per favore, per favore. Cari scrittori, cari introduttori, cari prefattori. Fate una ricerca su google, è facile. Lentamente muore NON È di Neruda! (anche se compare il nome del poeta accanto a questa poesia, l’autrice è la giornalista brasiliana Martha Medeiros n.d.r.). Iniziare a presentare un’opera, porgerne il biglietto da visita, così, è abbastanza screditante.
Cosa si sta introducendo? Mala Fede. Sei storie che scorrono parallele. Normale quotidianità di sei persone quasi qualunque, direi. Di cosa tratta? Che succede? Boh, nulla di particolare almeno fino a pagina 32, che peraltro rappresenta quasi la metà del lavoro. Definirla romanzo mi pare un po’ estensivo, forse racconto sarebbe più appropriato. Scene di quotidiano fastidio, qualche rarissimo sorriso e non si sa cos’altro. Un premio speciale a chi arriva a leggere oltre quella soglia. Perché?
Onestamente, lo stile è un po’ disarticolato. La lingua italiana è ricchissima, piena di sinonimi, consente sottintesi e riporti. Di cui in quest’opera non c’è gran traccia. Tanto da ripetere lo stesso vocabolo (es. “città”, pag. 17) due volte nel giro di 7 parole. Sarebbero andati bene abitato, agglomerato, semplicemente case. Pagina 30. “snack” è ripetuto 7 volte in 10 righe. Uno “snack”. Capito, va bene. Poi, la fluidità grammaticale. Perlomeno, in un paragrafo usare lo stesso tempo di coniugazione dei verbi! (4.2: i passeggeri si sporgevano, le porte si aprirono, la calca si crea). Ovviamente, Sua Maestà il congiuntivo è il nobile più sconosciuto in Italia, e coerentemente in Mala Fede non se ne trova traccia anche quando sarebbe indispensabile (par. 3.3 di pag. 19: “teneva la pistola sotto l’ascella sinistra perché diceva che incuteva (!) più rispetto e paura”). Sì, paura della professoressa d’italiano, ma quella delle medie! Vabbè, direte, un refuso, una disattenzione, possono capitare….ma qualsiasi dubbio è subito generosamente tolto mezza pagina più avanti: ”prima che il Margherita tornava (!) dal bagno”. Ma su, è il personaggio che pensa così! Mettiamo in secondo, terzo e anche quarto piano la sintassi. Che in fondo, per un’opera letteraria non è così fondamentale. La distribuzione delle virgole. Che dovrebbero dare i tempi, il ritmo, il riprender fiato. Niente, messe li un po’ a caso. “iniziò a mangiare il panino, mentre, teneva i piselli surgelati…” oops dopo il secondo mentre è caduta una virgola, o è una lacrima del lettore?
MalaFede è perfetto. Come esercizio di correzione grammaticale per gli studenti di un istituto magistrale. L’importante è che siano ben forniti di penne rosse, almeno un paio. L’inchiostro di una sola potrebbe non bastare.
(Giovanni Cattaneo)