Bastardi senza storia, di AA.VV.

Stavolta non ci sono eroi. Stavolta, finalmente, i protagonisti di questa raccolta di racconti curata da Matteo Mancini – e dedicata alla memoria di Giovanni Buzi, multidimensionale artista prematuramente scomparso – sono gli ultimi, i reietti, i nessuno qualunque. Che restano sconfitti, inevitabilmente. Che si sublimano nei loro stessi vuoti.
Venticinque racconti. Raggruppati in un ideale percorso esistenzial-bastardico, dalla genesi, alla vita, all’esplosione, a una forse illusoria redenzione. Narrazioni brevi e brevissime, visioni interne e nere, pulp senza remore o ipocrisie. Ci sono l’autodistruzione di una famiglia, quasi ordinaria nella sua disarticolarità, la demolizione totale, simbolica e non, dell’istituzione scolastica, la cieca vendetta di una vittima colpita nell’affetto più caro. E poi ancora vendette, contro altri o se stessi, tatuaggi a rappresentazione metaforica del proprio io nascosto, surreali affreschi del disagio di vivere. In ogni caso, tutti gli episodi sono intrisi di un velo malinconico, rappresentazioni di una realtà vicina ma estranea, di vite trascinate in lenti piani inclinati che rotolano ineluttabilmente verso l’abisso.
Naturalmente, analizzare criticamente una raccolta di ben 25 brani è impresa non sintetizzabile. Oltretutto, le storie sono scritte da pugni estremamente diversi tra loro, con esordienti assoluti accanto a scrittori mediamente già noti e pubblicati, e con generi narrativi anche non così simili tra loro. Tra le 25, ci saranno ovviamente storie buone, come l’angoscioso Rosso di Viviana Guiso, o il soffocante Numeri di Simone Babini. Altre sono comunque godibili e significative, poche di esse sono trascurabili. È anche vero che la forma-racconto permette all’autore una certa facilità di espressione, è più facile raccontare una sensazione senza doverla inserire in strutture complesse e coerenti tipiche dei romanzi. Apprezzabile però è la struttura della raccolta che, grazie alle complete presentazioni di ciascun autore in testa al proprio racconto, diventa una specie di manuale del nuovo noir italiano, una piccola enciclopedia che ci accompagna per mano in questo universo ormai prossimo ad esplodere e ad espandersi inarrestabile.
Perfetto per i lettori distratti, indolenti, non abituali, o troppo indaffarati, quei fruitori che usano vedere poche pagine, dimenticare il libro in un remoto anfratto della loro esistenza, salvo riprenderlo amorevoli un’eternità dopo.

(Giovanni Cattaneo)