Ancora viva, di Carlene Thompson

Comunicare coi morti. Percepirli. Dono, condanna o tentativo di esorcizzare i propri fantasmi, vedendone altri? Da sempre l’umanità ha cercato risposte, per dare un senso al nostro passaggio, per spiegare il mistero più grande e insolubile. Cosa c’è al di là?

Chyna Greer è una donna di successo. Medico, giovane, di bell’aspetto. Ma un tarlo terribile le macchia l’anima. Da adolescente non è riuscita ad impedire la sparizione, probabilmente morte, della sua amica del cuore, anzi aiutandola ad andare a quello che sembrava un romantico appuntamento al lago, e che invece si è rivelato il suo capolinea. Dopo tanti anni, Chyna torna nei luoghi della sua infanzia per sistemare le cose dopo la morte della mamma, e ricomincia a sentire le voci. Quella implorante della sua amica scomparsa. Quella della di lei genitrice, anch’essa defunta. E viene a sapere di altre adolescenti sparite nel corso del tempo, e vede coi loro occhi il buio che precede l’oblio. Attorno a lei, lo scanzonato zio Rex, il fratello Ned, la sua passione adolescenziale Scott. E soprattutto Michelle, cane sensibile e intelligente. Quando in paese ancora un’altra ragazza svanisce nel nulla, il clima diventa pesante. E Chyna comincia ad essere malvista. Come la matta che ha le visioni. Come colei che è sempre presente quando succede qualcosa di male. Ma forse qualcuno sta fomentando gli animi scientemente. Come uscirne? In un modo obbligato. Capire la mano che causa tanto dolore. Nel solo modo in cui è capace. Ascoltando attentamente le voci.

Ancora viva, di Carlene Thompson, lascia nel lettore sapori contraddittori. Di un’opera riuscita a metà. La trama è “giallisticamente” parlando appassionante, si fa a gara con se stessi per intuire quale tra gli eterogenei personaggi vicini a Chyna sarà l’Anima Nera. E subito si capisce che la sfida sarà difficile, qualche indizio è buttato sapientemente qua e là, ma in modo sottile e accennato, l’autrice lancia ombre su molti dei protagonisti di contorno. Tutti presso il centro della scena, che ruotano attorno alla sensitiva come satelliti attorno al sole. Però il pretesto lascia dei dubbi. Il tema delle voci dei morti è un argomento ormai trito e ritrito, oltretutto qua esposto in modo tutt’altro che emozionante, che non riesce davvero a dare i brividi voluti. Diventa quasi stucchevole. E la scrittura, in questo libro, è lontano da qualsiasi forma d’arte, grigio, noiosamente piatto nella sua struttura. Anche ridondante, non nella forma che è pulita e compita, ma nei contenuti: il racconto di certi eventi si ripete anche tre o quattro volte. Il che obiettivamente annoia e fa venir voglia di accelerare. Di contro, è accattivante, dettagliata e riuscitissima la costruzione psicologica dei personaggi, ognuno con le sue debolezze, col suo vissuto, con la sua singolare coerenza. Ritratti completi, definiti in tutti i dettagli.

Alla fine, diventa una lettura distratta, buona da smozzicare qua e la durante una settimana di relax in riva al mare o nei pressi di un lago, in primavera, da trascinarsi senza ansie né emozioni. Ma con molta curiosità.

(Giovanni Cattaneo)