Mary Celeste, la prima nave fantasma
Sono le 9 del mattino del 13 dicembre 1872. Un brigantino canadese scorre sulle acque calme dello Stretto di Gibilterra. Si tratta di un’imbarcazione come tante, fatta eccezione per una cosa: a bordo non c’è nessuno.
L’archetipo della nave fantasma è entrato definitivamente a far parte dell’immaginario collettivo. Le ragioni sono diverse. Ad esempio il mistero di cosa sia accaduto all’equipaggio, ma c’è anche un altro elemento essenziale. Le navi fantasma, svuotate del proprio personale di bordo, sembrano in un certo qual modo acquistare una personalità propria. Così la Mary Celeste, il giorno che venne ritrovata alla deriva, smise di essere una semplice imbarcazione, diventando invece l’archetipo per eccellenza della nave fantasma.
Varata in Nuova Scozia, nell’isola di Spencer, nel 1861 come Amazon, il nome di Mary Celeste con cui tutti la conoscono oggi venne adottato solo undici anni dopo, nel 1872. Era lunga 31 metri. Stazzava 282 tonnellate.
Anche prima che venisse ritrovata priva dell’equipaggio, la nave si era già guadagnata una fama poco rassicurante. Durante il viaggio inaugurale il suo capitano morì. Durante una tempesta nella Baia di Glace, invece, la neve dovette essere salvata dalla secca per poi essere venduta a una compagnia americana. Furono proprio gli statunitensi a ribattezzarla col nome di Mary Celeste.
Il viaggio che avrebbe cambiato tutto avvenne il 7 novembre 1872. La nave salpò dal porto di Staten Island di New York diretta a Genova con a bordo un carico di 1701 barili di alcool industriale.
L’equipaggio era composto dal capitano Benjamin Spooner Briggs, la moglie Sarah, la figlia Sophia e sette marinai. Avido lettore della Bibbia, il capitano Briggs era noto per la sua professionalità, come attestato da uno dei tre proprietari dell’imbarcazione, James Henry Winchester. Stessa cosa valeva per il secondo in comando, Albert Richardson.
Eppure sparirono tutti.
Conan Doyle scrisse un racconto breve ispirato alla vicenda, chiamando l’imbarcazione Marie Celeste (invece di Mary Celeste). Il racconto di Doyle contribuì parecchio a rendere famosa l’imbarcazione, avvolgendola ancor più nel mistero.
La Mary Celeste condivise parte del viaggio con un’altra imbarcazione, la Dei Gratia che trasportava 1735 barili di petrolio. Le due imbarcazioni si lasciarono il 15 novembre, solo per poi incrociarsi di nuovo quasi un mese dopo, il 5 dicembre. Il capitano della Dei Gratia, che conosceva bene Briggs, notò che l’imbarcazione sembrava fuori controllo. Stupito, intuì che qualcosa non andava. Dopo un’attesa di due ore, durante le quali la Dei Gratia provò a contattare la Mary Celeste inutilmente, il capitano decise di controllare di persona cosa fosse accaduto.
A bordo non vi trovò nessuno. Malgrado ciò, ed è forse proprio questo l’elemento che aumenta il mistero, la nave era in buone condizioni, anche se grondante d’acqua e con qualche vela strappata. L’impressione era che l’equipaggio avesse abbandonato l’imbarcazione in gran fretta, lasciandosi dietro tutti gli oggetti personali. Il cronometro non venne ritrovato. Sul diario di bordo l’ultima entrata risaliva al 25 novembre quando arrivò a Santa Maria delle Azzorre. Il carico di barili del valore di $35,000 era intatto, fatta eccezione per 9 barili vuoti.
Le sorti dell’equipaggio non si conoscono, anche se va sottolineato che nel 1873 vennero ritrovate due scialuppe senza bandiera nell’entroterra spagnolo. Una di queste conteneva cinque corpi che però non vennero mai identificati.
Diverse teorie sono state proposte, da quelle più realistiche ai rapimenti alieni. Conrad Byers intrattenne la possibilità che il capitano Briggs, credendo che la nave potesse esplodere per via della fuoriuscita del vapore dai barili di alcool, avesse ordinato l’evacuazione della nave. Le fiamme generate dai vapori potrebbero non essere state abbastanza potenti da lasciare segni di bruciature, ma potrebbero esserlo state abbastanza per spaventare il capitano. Altre teorie includono tempeste e avvelenamento da ergot, che avrebbe potuto far perdere momentaneamente la ragione all’equipaggio che sarebbe saltato in mare.
Quello della Mary Celeste è – e con ogni probabilità rimarrà per sempre – un mistero insoluto, continuando a navigare per le acque dell’immaginazione collettiva di noi tutti.
(Roberto Bommarito)
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