I Sacerdoti Lupo del Monte Soratte
Le origini italiche della licantropia
Esistono storie tanto potenti da sopravvivere nei millenni, bestie affamate di tempo capaci di affascinare popoli interi. Come quella che stiamo per raccontarvi.
Eravamo nella Grande Casa del Crepuscolo (sede della Redazione dell’Almanacco) a sorseggiare la tisana della sera, quando abbiamo udito dei rumori inquietanti dal Portone. Ho aperto ma non c’era nessuno, soltanto i solchi lasciati da immensi artigli e una serie di orme… che di umano non avevano nulla. Ho subito convocato Orby, il mio aiutante fluttuante, e insieme abbiamo seguito le misteriose tracce.
Il Monte Soratte
Siamo giunti così nei pressi del Monte Soratte, in Sabina (a nord di Roma), luogo di leggende arcane e miti immortali. La cima impervia del monte si stagliava come una zanna di lupo sul gregge ignaro, al pascolo nelle docili collinette della Valle del Tevere. È qui che gli Hirpi Sorani, i misteriosi sacerdoti pagani, celebravano i loro riti ancestrali in onore del Dio Lupo.
Monte Soratte
Secondo i rari resoconti storici, i mistici del culto di Soranus erano in grado di camminare a piedi scalzi sulle braci ardenti, per tre volte, senza provare dolore né scottarsi. Portavano in questo modo le carni delle offerte sacrificali fino all’altare del dio, in un complesso rituale che compivano una volta l’anno, si dice, in concomitanza con il Solstizio d’Estate. Tracce dell’antico tempio si possono osservare nella cripta della Chiesa di San Silvestro. Sembra che i cultisti si vestissero di pelli di lupo e fossero in grado di “diventare lupi” essi stessi, come narra la leggenda. È in questo luogo che abbiamo scoperto la loro storia.
Il mito dei Sacerdoti Lupo
Narra la leggenda che ai tempi del Primo Sacrificio, in cima al monte Soratte un branco di lupi giganteschi arrivò all’improvviso e rubò le carni delle vittime sacrificali, fuggendo poi via per la foresta impervia. Un gruppo di uomini ne seguì le tracce fino a una grotta che emanava vapori infernali. Le esalazioni tossiche uccisero quasi tutti gli umani, proteggendo invece le belve senza arrecargli danno. I pochi che sopravvissero tornarono nel villaggio, dove in breve comparve un morbo misterioso che decimò la popolazione. Quando venne interpellato l’Oracolo, esso rivelò che i Lupi erano protetti da Dis Pater (Plutone), il Dio dell’Aldilà, e che seguirli fino alla Caverna proibita aveva causato la maledizione della pestilenza. L’unico modo che gli uomini, colpevoli dell’atto sacrilego, avevano per chiedere perdono e acquietare gli spiriti sarebbe stato proprio, da quel giorno in avanti, quello di comportarsi come lupi. Così nacquero gli Hirpi Sorani e lo stesso popolo passò alla storia come “irpini”.
Luce e Oscurità
Seguendo i nomi, abbiamo trovato iscrizioni con il nome del dio della montagna: una vicino a Civita Castellana (Falerii) e l’altra sul picco, dove il dio è chiamato Apollo Sorano. Hirpi è infatti la parola faliscia per “lupo”, mentre Soranus è il nome del dio venerato nell’area. I sacerdoti del primitivo culto erano quindi noti come “I lupi di Sorano”, Dio italico venerato da Sabini, Falischi, Capenati, Latini ed Etruschi, poi sincretizzato dai Romani con Apollo, come Soranus Apollo, dio solare che nasconde un aspetto anche ctonio e plutoniano. Se alcuni infatti traducono il termine Sorano come “Splendente” e “Luce Solare”, altri fanno risalire l’etimologia all’etrusco Sur, il “Sole Nero”, dio degli inferi, e rimanderebbe alla porta per il Regno dell’Aldilà. Servius identifica Sorano con Dis, il dio romano dell’aldilà e della morte. In tempi recenti, il nome è stato connesso con Suri, il dio Etrusco della purificazione e delle profezie. Ma la giusta traduzione di Soratte ancora è un mistero.
Tutta l’area ha un’atmosfera suggestiva e riecheggia di eventi misteriosi. Antichissima Montagna Sacra, tutt’ora la vegetazione del Soratte è diversa da quella circostante, quasi fosse un’isola misteriosa. Inoltre è piena di “meri”, profonde spaccature di origine carsica che si aprono in mezzo al bosco, i quali dovevano apparire come vere e proprie porte per gli Inferi.
Le origini di Lupercalia
Secondo diversi storici fu questo culto, di evidente origine sciamanica, a originare i Lupercali Romani. Lupercalia fu l’ultima festività pagana a essere abolita dopo la cristianizzazione, un rituale importantissimo di fertilità e iniziazione per i giovani uomini nobili, che si teneva il 15 febbraio. La festa ha diversi punti in comune con il rito del monte Soratte: il nome, che significa “lupo”, l’uscita e il ritorno dei lupi magici da una grotta che rappresenta l’Aldilà. Entrambi i miti, inoltre, hanno origine dal furto delle offerte sacrificali. Nei culti ctoni, le grotte rappresentano il passaggio dal mondo dei vivi al mondo sovrannaturale e denso di poteri dell’aldilà. I sacerdoti entravano nel mondo sovrannaturale tramite caverne o attraverso il fuoco, come il mito del Soratte.
La leggenda degli Hirpi Sorani nasconde probabilmente un’origine animista: i Lupi erano considerati animali sacri e qualunque maltrattamento a questi costituiva un tabù nella religione arcaica dei Falisci. Erano esseri sovrannaturali dai grandi poteri, nonché messaggeri delle divinità. Come Aita, il dio infernale etrusco, che portava come copricapo una testa di lupo e usciva da un pozzo fumante. La stessa parola “lupu” in etrusco significa “morte”. L’immagine teriantropica dell’uomo-lupo è un motivo ricorrente nell’arte etrusca, e sembra rappresentare una caratteristica italica propria.
Dagli Uomini Lupo ai Licantropi
È possibile che la leggenda degli Hirpi Sorani, insieme al versipellis di Petronio e agli altri antichissimi dèi-lupi italici, abbia alimentato la leggenda dei licantropi. I lupi mannari vengono ritratti nelle storie proprio come narra la leggenda: uomini che, in seguito a una maledizione, sono costretti da poteri oscuri a diventare lupi essi stessi.
Altra dea tutelare dei sacerdoti-lupi era Feronia, anche detta Ferocia, antichissima dea italica dei boschi e della guarigione, che aveva un luogo di culto nei pressi del monte. Il fanum Feroniae è ormai andato perduto, ma una Fonte dai leggendari poteri terapeutici che era parte del complesso permane tutt’ora. Dea dai molteplici aspetti è posta a tutela di quella natura selvaggia di cui protegge i boschi, gli animali selvaggi (le “fiere”), le messi, i malati e, come Diana, gli schiavi liberati. Una divinità della vita e della natura, intese nella loro accezione più selvaggia.
La leggenda dell’Oro Nero
Un altro mistero collegato con il Monte Soratte è quello che narra di un immenso tesoro dei nazisti nascosto fra le sue gallerie. Come abbiamo detto, il terreno del monte è di tipo carsico, e quindi pieno di cunicoli, grotte e aperture nel terreno. Inoltre fu scelto dai nazisti come base militare, grazie ai quali esistono circa 15 km di gallerie, una vera città sotterranea densa di misteri. È da qui che è partito l’ordine di Kesserling delle Fosse Ardeatine durante la II Guerra Mondiale in seguito a una telefonata di Hitler. Secondo la leggenda Kesserling, al momento della fuga, fece minare le gallerie e nascose parte dell’oro sottratto alla Banca d’Italia. Il luogo rimase dimenticato e abbandonato per circa vent’anni, fino al 1967, e del tesoro perduto non è mai stata trovata traccia. Io e Orby, comunque, non abbiamo trovato niente!
Il Soratte, dall’antichità a oggi
Il culto degli Hirpi Sorani perdurò nei secoli; in seguito, nel Medioevo, sulle rovine del tempio fu costruita la Chiesa di San Silvestro. Il Soratte rimase nel tempo, nell’immaginario, una Montagna Sacra e divenne nei secoli il luogo prediletto di numerosi eremiti, di cui rimangono come testimonianze l’Eremo di Sant’Antonio e il Convento di Santa Maria delle Grazie. È tutt’ora un luogo magico da visitare: dal paese di Sant’Oreste si sale lungo i pendii, oggi tutta Riserva Naturale, che offre una magnifica vista sulla Valle del Tevere. Io e Orby ci siamo chiesti se sia un caso che proprio in Sabina, in estate, si svolga il “Festival dei Lupi Mannari”, con spettacoli di danza, teatro e balli a tema.
Cala la notte sul picco sacro, dove abbiamo fatto il pieno di storie, e Orby (il mio aiutante sovrannaturale a forma di ORBS) è davvero affascinante mentre fluttua nel cielo notturno, assomiglia a una magnifica luna piena. Un coro di ululati sale all’improvviso dal buio della foresta. Forse, per noi, è ora di tornare a casa!
(Flavia Imperi)