I Benandanti, sciamani italici che combattevano le streghe
Eccoli che arrivano, i benandanti. Uomini e donne in processione sulle ali della notte, difensori della fertilità, combattenti del bene contro l’oscurità.
Ma chi sono questi misteriosi figuri presenti nel folklore dell’Italia del nord est?
E come sono svaniti nelle nebbie della storia?
I benandanti erano uomini e donne nati sotto un segno speciale: venivano al mondo ancora avvolti nel sacco amniotico, segno ritenuto fortunato, e che ha dato origine al detto “è nato con la camicia”. Questa seconda pelle si credeva donasse loro capacità magiche e una protezione arcana contro le streghe e le forze invisibili della Natura.
Per tale motivo, le madri e le levatrici conservavano un frammento della loro “camicia” di nascita e ne ricavavano un medaglione. L’amuleto, si pensava, ne avrebbe custodito i poteri magici per tutta la vita… almeno, finché l’avessero tenuto addosso. Se per malaugurio avessero smarrito il loro medaglione, avrebbero perso anche la loro magia e sarebbero tornati a essere comuni esseri umani.
Talvolta erano contraddistinti anche da un sesto dito della mano o del piede, dal un terzo capezzolo, o da voglie a forma di simboli sacri, come la croce.
Questi sciamani, concentrati soprattutto nel Friuli, ma presenti anche in Veneto, in Istria e Dalmazia, erano in grado di compiere voli sciamanici. Di notte, mentre il loro corpo fisico restava dormiente, il loro “secondo corpo” si distaccava e compiva veri e propri viaggi astrali. I loro voli notturni erano parte essenziale di antichissimi riti propiziatori, ritenuti essenziali dalle comunità agricole del tempo.
Ogni giovedì delle quattro Tempora, durante le feste sacre legate al tempo circolare (trovate maggiori notizie a riguardo in quest’articolo), i benandanti rispondevano a una misteriosa “chiamata”. Abbandonavano le spoglie mortali sotto forma di animali, si radunavano nei campi, o al limitare dei boschi, e poi andavano a combattere vere e proprie guerre contro le streghe, gli stregoni e i demoni maligni. I primi erano armati di mazzi di finocchio selvatico, i secondi di canne di sorgo. La lotta era senza quartiere e senza esclusione di colpi.
Dall’esito di questa battaglia campale dipendevano la fertilità e il benessere per tutto l’anno: c’era in gioco la vita delle persone, perché la morte delle streghe significava la rinascita della vegetazione, mentre la vittoria degli esseri malefici avrebbe segnato l’arrivo di un tempo di carestia.
A partecipare a questi scontri rituali potevano essere soltanto coloro che, dotati dei giusti segni, avessero compiuto i vent’anni, età di passaggio che li consacrava come veri e propri benandanti. Personaggi di entrambi i sessi erano inoltre dotati di poteri di guarigione e di protezione dai sortilegi stregoneschi, al punto da poter contrastare persino malocchi e malefici.
Il potere di vedere e comunicare con i morti, invece, era riservato alle sciamane. Le donne benandanti erano in grado di scorgere i defunti e lo facevano soprattutto scrutando dentro a dei catini d’acqua durante giorni particolari dell’anno, come ad esempio in occasione della festa dei Morti. Il loro potere era amplificato ulteriormente dal flusso mestruale.
A differenza di stregoni e fattucchiere, questi personaggi erano ben visti dalla popolazione ed erano anzi tenuti in altissima considerazione dalla società contadina, che li trattava con onore e rispetto. Da loro dipendevano l’abbondanza o la scarsità del raccolto ed erano considerati veri e propri eroi del loro tempo.
Il consesso dei benandanti rimase comunque piuttosto misterico e sotterraneo per secoli, forse millenni, essendo il retaggio, secondo autori come Carlo Ginzburg, di antichissimi culti pagani o di ancor più remoti rituali sciamanici della fertilità.
La situazione rimase immutata fino alla Controriforma. Negli anni tra il 1575 e il 1675, l’Inquisizione dichiarò eretici i benandanti, assimilandoli ai veneratori di satana, iniziò a perseguitarli e a dar loro la caccia fin nelle valli più remote. Tuttavia, in principio, neanche gli inquisitori di Aquileia e di Concordia riuscirono a far cambiare del tutto idea alle genti del luogo, che a lungo continuarono a considerare gli incriminati come maghi buoni e figure positive.
Molti benandanti vennero processati, ma nessuno finì sul rogo. Anzi, oggi è proprio grazie ai resoconti dell’Inquisizione che abbiamo registrazione dei loro racconti diretti. Ma, con il tempo, anche questi misteriosi sciamani italici videro sfumare la loro fama.
La gente se ne dimenticò e le loro gesta si mutarono in leggenda. Tuttavia, c’è chi pensa che i benandanti non siano mai spariti del tutto, ma che si siano rifugiati sulle montagne, in caverne profonde, in attesa di tempi più propizi per tornare finalmente alla luce.
(Flavia Imperi)